Dunque il discorso a mio avviso è questo:
quando si va a creare un nuoo personaggio italiano, significa produrre e non importare e già questo ha un costo di tempo e di soldi.
Nel caso di The Professor a mio parere si paga soprattutto l'inesperienza nel settore, che purtroppo può essere guadagnata solamente "sul campo.
Ad esempio l'editore di the Professor non è mai stato specializzato nel settore e non ha mai pubblicato fumetti in precedenza.
Può quindi aver fatto alcuni passi falsi per inesperienza, soprattutto all'inizio, distribuendo in edicola il fumetto sin da subito, probabilmente stampando tante copie e qui i costi tra stampa, distribuzione, reso, pagamenti agli autori ecc. lievitano da subito.
Distribuire in fumetteria sarebbe stato forse meglio, sicuramente più di nicchia, ma meno oneroso. Il resto poteva essere fatto vendendo copie alle varie fiere come fanno molti editori per tagliare i costi di distribuzione. Poi pian piano se la popolarità del personaggio cresceva, si poteva pensare di arrivare nelle edicole.
Il resto che si paga sempre in termini di inesperienza, a parer mio riguarda alcune scelte autoriali rischiose e/o pericolose.
Ad esempio Martigli, che è un ottimo scrittore, non aveva assolutamente esperienze di sceneggiatura prima di scrivere il numero 1 del fumetto. Risultato: una storia troppo piena di elementi già difficili da comprendere di per sè, una gestione delle tavole e dei cambi scena farraginosa e straniante che ha fatto sì che, nonostante le idee fossero buone, il primo numero non funzionasse a dovere.
Mi spiace, puoi anche essere Umberto Eco, ma se non sai sceneggiare un fumetto, ti faccio scrivere il soggetto, ma la sceneggiatura di un primo numero da edicola a diffusione NAZIONALE, anche NO. Deve essere a prova di bomba.
Purtroppo, il mercato attuale, specie in edicola, non perdona.
Purtroppo non siamo più in un periodo in cui, se il numero 1 di un fumetto è "così così" i lettori ci passano sopra e prendono comunque il successivo, sperando in miglioramenti e sostenendo un fumetto di una piccola casa editrice.
Si smette di prendere un fumetto Bonelli o di altre case editrici abbastanza grandi se non ci soddisfa, figuriamoci quello di un editore minuscolo.
Specialmente quando l'editore non ha le spalle grosse, il prodotto ne risente subito e non riesce ad andare avanti bene oppure non va avanti proprio.
The Professor è andato avanti fino al 6 e mi sembra già tanto, ma i problemi ci sono, altrimenti non si sarebbe optato per la vendita online.
I miglioramenti sul fronte dei testi e pure dei disegni ci sono stati, storie più comprensibili, disegni e stampa migliori, grazie anche a tutti gli altri autori come la brava Cristiana Astori e anche il buon Giancarlo Marzano che sono invece professionisti del settore e hanno scritto bei testi.
Temo però che tutto questo non sia bastato a convincere i lettori del primo numero a dare a The Professor altre possibilità.
Detto questo, il numero 6 mi è piaciuto abbastanza nei testi di Cristiana Astori. La storia passa da una struttura di giallo all'horror, con riferimenti alla condizione femminile nella società dell'epoca (ma penso anche attuale) in maniera interessante.
Tanti i personaggi, che forse si potevano approfondire meglio, ma non è un grosso difetto.
Pure i disegni del buon Mobili sono ulteriormente migliorati, anche se mancano ancora di sintesi, specie per un fumetto dal formato così piccolo.
Sostanzialmente un buon numero all'altezza delle aspettative, ma non epocale.