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> Odessa, nuova serie Bonelli
 
tom sawyer
Inviato il: Sabato, 21-Nov-2020, 12:29
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Indagatore dell'Incubo
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Ma poi e' proprio un modo di pensare vecchio come il cucco, rimasto agli anni 70 e 80.
Il concetto del fumetto che deve assomigliare al cinema, o avere meno testo possibile, per sembrare moderno e' superatissimo.

Persino nel fumetto d'autore tutti i nomi piu' acclamati degli ultimi anni (Clowes, Ware, Sacco, Thompson) usano le didascalie e non sono certi spaventati dai wallpaper, quando secondo loro e' utile proporli ai lettori. Stesso discorso mi sembra lo si possa fare in Italia con Gipi, Zerocalcare, Ortolani, Bacilieri. Tutti autori di fumetti che sfruttano tutte le potenzialita' del fumetto, didascalie comprese.
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Janos Hunyadi
Inviato il: Sabato, 21-Nov-2020, 12:48
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Surfista d'Argento
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Ok.
Ma E' una cosa ben diversa dalla verbosità esasperata dei fumetti (sia usa che Ita) dei '60-'70.
Da una parte la funzionalità, dall'altra lo stracciamento di maroni gratuito.


--------------------
QUOTE (Janos Hunyadi @ October 06, 2014 06:49 pm)
Credo che si potrebbe pure chiudere il forum per manifesta carenza di buon gusto.

Janos was right
Siete un branco di criticoni sciatti
QUOTE (Suicide Samurai @ September 17, 2014 11:27 pm)
o magari se hai bisogno di così tante spiegazioni, sei tu lettore che non capisci un cazzo
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Znort
Inviato il: Sabato, 21-Nov-2020, 12:52
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Detective dell'Impossibile
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QUOTE (Moreno Roncucci @ Venerdì, 20-Nov-2020, 20:47)
QUOTE (Znort @ Venerdì, 20-Nov-2020, 18:42)
Ma sì, una didascalia tipo "nel frattempo..." non ha mai rovinato nessuno, come anche il nome di una nuova location o altro, ma non son quelle le didascalie ridondanti (a meno che non se ne abusi troppo sempre all'interno della stessa storia con ad esempio una sfilza di "nel frattempo", "intanto...", "nello stesso momento" ecc...

quelle davvero noiose ripeto, sono le didascalie che proprio descrivono quel che già si vede e si capisce  nella vignetta. Tipo:

descrizione_ Tex in P.A. spara al messicano
rumore: BANG !
Didascalia: Tex estrae rapidamente la pistola, e...

E sta cippa! si vede nella vignetta cosa cribbio sta facendo Tex e non c'è bisogno di spiegarlo con un testo del tutto inutile.  
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Ecco, didascalie simili (ce ne sono anche di molto più lunghe ed elaborate) sono davvero "la peste".
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La regola è "show, don't tell".

1) È semplicemente un problema di testo sovrabbondante che spiega cose già note.

Cioè, LA STESSA COSA che avviene quando "si spiegano le cose tre volte" in molti recenti albi Bonelli, scritti spesso proprio dai "membri del circolino" che strillerebbero alla vista di una didascalia, come una signora dell'alta società di fronte ad un topo...
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Se la didascalia è da abolire perché qualcuno la usa male, perché su Scuola di Fumetto non consigliano magari di eliminare l'uso delle PAROLE, visto che possono essere usate per dare informazioni già date?

In realtà, quelle vecchie didascalie non sono mai state il vero problema, basterebbe non farle: sono solo una scusa, il problema è l'Invidia del Pene. Cioè il terrificante complesso di inferiorità che provano quei fumettisti rispetto a chi lavora per il cinema e viene quindi "onorato" di più. Per loro scopiazzare il cinema "nobilita" il fumetto... ecc.


Sì anche certi dialoghi possono essere ridondanti, ad esempio balloon di pensiero, dove il personaggio commenta quello che sta facendo e che appunto si vede già succedere nella vignetta e che a volte diventano dei mini spiegoni. A volte sono cose utili, altre, molto meno.

In realtà non ci sono regole fisse, dipende dallo sceneggiatore dare il giusto ritmo e cercare di non essere ridondante...oppure essere volutamente ridondante, fatti suoi.

E' lui a fare la "regia" del fumetto stabilendo dove mettere i personaggi, come inquadrarli e scrivere i dialoghi ed eventuali didascalie... spesso il disegnatore esegue solo quello che lo sceneggiatore ha deciso: poi nei migliore dei casi, vanno talmente d'accordo che si crea un buon connubio e quindi una vera fusione di testi e disegni.

Non sono molto d'accordo col fatto che lunghe didascalie derivassero dal fatto che lo sceneggiatore non sapeva come sarebbero venuti i disegni...magari tanto tempo fa, ma c'è sempre un modo di comunicare con l'artista, magari al telefono o altro.

Oggi poi coi mezzi informatici e la possibilità di scambiarsi immagini non c'è alcun motivo per cui accada.

Bonelli padre faceva le sceneggiature schizzando rapidamente le vignette e mettendo il testo a macchina da scrivere, mi pare anche Sergio ed era un buon modo per sopperire ai problemi dell'epoca. Aiuta il disegnatore a sapere dove van messi i personaggi e a sapere dove sono altri elementi come anche le didascalie se ci sono.

Ancora meglio se dalle descrizioni dello sceneggiatore, il disegnatore riesce a capire bene l'emozione che si intende far arrivare al lettore, e decidere bene il taglio dell'inquadratura, magari pure l'uso drammatico di ombre e luce ecc. ecc.

Sul discorso strisce ed albi: un buon sceneggiatore dovrebbe saper sfruttare bene lo spazio a disposizione, e modulare la sceneggiatura a seconda del formato su cui scrive.

Chiaramente una striscia ha meno spazio e diverso formato perciò anche il modo di scrivere cambia; cerca di essere più sintetico, ed anche qui la didascalia può aiutare a condensare, ma va detto anche che ci si riferisce ad un formato e ad un modo di narrare vecchio stile, e magari anche per questo si usano più didascalie.
Ma se si trattasse di strisce moderne con personaggi moderni, non sarebbe automatico raccontare usando tante didascalie.

Nell'albo a 100 pagine hai molto più spazio, ma non è che per questo la narrazione debba essere sbrodolata, prolissa, ridondante.

Se quello è il formato ( 3 strisce e in media 6 vignette per tavola, 100 pagine) devi produrre una storia con inizio, svolgimento e fine che sta in quelle pagine e possibilmente che non abbia finali affrettati, sequenze troppo dilatate, dialoghi prolissi , spiegoni, ecc. Il che non vuol dire far somigliare il fumetto al cinema a tutti i costi, ma solo non annoiare il lettore con cose inutili.

Lo scopo dovrebbe essere sempre quello: intrattenere il lettore, MAI annoiarlo, farlo divertire per quella mezz'ora o più in cui legge la tua storia.
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