Leggere Tintin?
bgh |
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QUOTE (absoluto @ Sabato, 18-Lug-2020, 12:03) | Grazie, bgh
In realtà “Il loto blu” l’ho trovato in vari tratti disomogeneo come disegni, non solo lo stacco che hai menzionato.
A differenza de “I Sugari del Faraone” che mantiene una costante morbidezza del tratto. |
Sì, in pratica i personaggi e composizioni sono le stesse della prima versione, quando Hergé non era ancora al 100%.
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bgh |
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Unregistered
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Se sei interessato ai retroscena di Tintin... beh, c'è un quintale di roba (penso sia il fumettista singolo sul quale più è stato - e si continua - scritto).
Un libro user-friendly, pieno di curiosità ma senza scadere nella, uhm, pignoleria da fanatici che spesso coglie i tintinologi, è LE MONDE D'HERGE' di Benoit Peeters (uno dei più apprezzati studiosi di Hergé, nonché sceneggiatore di fumetti egli stesso). Con moltissima iconografia: -ripercorre in breve la vita di Hergé -passa in rassegna tutti gli albi di Tintin -parla delle sue serie minori (Quick et Flupke, Jo, Zette et Jocko, e Popol et Virginie) -ripercorre l'attività di illustratore -parla degli assistenti -fa la tara sul successo e l'influenza di Tintin (film, parodie, ecc...) -contiene anche l'ultima - non molto lunga - intervista rilasciata da Hergé qualche tempo prima di morire, condotta dallo stesso Peeters.
La maggior parte degli argomenti, in sole duecento pagine - sia pure in formato a4, ma occupate da molte immagini che lasciano relativamente poco spazio al testo -, è toccata solo in superficie. Ma è appunto un'ottima guida di massima.
Esiste in francese, e penso sia stato tradotto anche in inglese.
Un altro libro ottimo è il TINTIN COMPANION di Michael Farr (questo pubblicato in primis in inglese), che però si occupa solo di Tintin. Egualmente molto illustrato, essendo centrato su un solo argomento lo sviluppa più nel dettaglio, passando in rassegna tutti gli albi.
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Kerdik |
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Difficile aggiungere molto agli interventi di bgh...
Sul settimanale Tintin, negli anni '70, dedicavano un'apposita rubrica (settimanale, ripeto) alla ricostruzione degli interventi nelle successive riedizioni delle avventure classiche, purtroppo non li ho conservati... Per dire, io in casa ho le "editions fac-similé" anni '50, in b/n e con la vecchia griglia (che già contenevano dei ritocchi rispetto alla prepubblicazione sul settimanale)... la differenza c'è, e in alcuni casi è grossina, con la regia della tavola per certi versi totalmente reinventata, con le vignette ricalcate e inchiostrate ex novo per amalgamare vecchi e nuovi elementi.
Quello che va ricordato è che Hergé ha rivelato questo suo modo di procedere non appena gli appassionati vi si sono interessati, è sempre stato attento a presentare Tintin come un'opera costantemente in fieri, ha sempre supervisionato ogni virgola o bullone disegnato, e - forse per evitare nuovi "casi Jacobs"- non ha mai nascosto l'identità dei suoi collaboratori (Bob de Moor in particolare), che vedevano tranquillamente pubblicati i "loro" personaggi sullo stesso settimanale (ben altro sarà il comportamento di Uderzo con il fratello colorista e inchiostratore, tanto per scomodare un altro grande)
è nel nuovo millennio, curiosamente, che questi contributi sono sminuiti. .
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bgh |
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E' vero, gli interventi non sono mai finiti. Se molti lettori sanno che le storie che vanno da In Congo fino al Granchio d'oro sono state ampiamente riviste nel dopoguerra per permettere una pubblicazione a colori, non è altrettanto noto che anche le avventure successive sono state rimaneggiate tantissime volte. Le storie che vanno da La stella misteriosa alla prima metà delle Sette sfere di cristallo, per esempio, uscirono sì in volume direttamente a colori in forma molto simile a come le leggiamo oggi, ma erano state pre-pubblicate in bianco e nero e sotto forma di strip quotidiane (!) sui giornali belgi dell'epoca. E anche in seguito continui rimaneggiamenti. A metà degli anni quaranta, dopo la fine della guerra, fu fondato il Journal de Tintin. La conclusione delle Sette sfere di cristallo e le successive storie furono pre-pubblicate tutte sul Journal, già a colori nella versione su rivista. Peccato che, almeno fino all' Affare Girasole, esse fossero disposte in maniera curiosa, occupando due pagine in orizzontale. Questo fa sì che nelle versioni in volume dovessero essere sempre rimontate, e spesso eliminando intere sequenze. Nel suo piccolo, il libro di Peeters consigliato fa una breve ma preziosa panoramica - fermo restando che ci sono pubblicazioni più dettagliate in merito. A proposito di queste prime versioni, qualche anno fa Casterman ha lanciato una collana, Le feuilleton intégrale, che presenta in volumi ad ampia foliazione tutte le storie di Hergé (non solo di Tintin) nella veste con cui apparvero per la prima volta, su rivista o su quotidiano. Purtroppo i tomi costano un macello, e soprattutto l'iniziativa è ferma per alcuni problemi di produzione, come ha dichiarato il curatore Peeters. Di alcune storie di Tintin ci sono anche edizioni singole, meno costose per fortuna, con la prima versione: per esempio, quella in due volumi che racchiude il dittico Sfere/Tempio, presentando nella prima parte le strip, nella seconda le paginate della rivista ( ).
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bgh |
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La notizia sta facendo il giro della rete: sembra che Moulinsart, la società di Nick Rodwell che gestisce i diritti di Tintin, e Casterman, l'editore storico di Hergé, stiano per divorziare definitivamente. Il casus belli: la vendita all'asta, proprio ieri, di un originale di Hergé per la cifra record di 3,1 milioni. Il disegno - una prova di copertina per Il loto blu, scartata - sarebbe stato regalato da Hergé a uno dei figli del suo editore: dunque la vendita è stata organizzata non da Moulinsart (che rivendica l'utilizzo e lo sfruttamento di tutto il materiale tintiniano), ma - orrore - dalla famiglia Casterman. Se così fosse sarebbe clamoroso, considerata la statura della serie e il fatto che Casterman è l'editore esclusivo di Hergé sin dal 1934, ovvero dalla pubblicazione dei Sigari del faraone.
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bgh |
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Apprezzo Tintin e la tintinologia (ho letto diversi volumi, fra cui le interviste di Sadoul, i libri di Peeters e di Farr), ma non riesco a non pensare che Tintin ed Hergé siano stati in parte resi interessanti, a furia di riletture, e che i fiumi d'inchiostro spesi si sarebbero potuti versare anche per altre serie. Non posso dire di adorare Spirou o Gaston, per esempio, ma la mole di pubblicazioni a essi dedicati non è assolutamente adeguata alla statura di un autore come Franquin (del quale non esiste nemmeno una biografia critica...). Sta di fatto che la tintinologia non ha attecchito in Italia, un po' come la serie, assai poco popolare da noi. In Francia, invece, ma anche in America e in Germania si sono viste moltissime opere (in Francia originali, negli altri due paesi soprattutto in forma di traduzione, benché non manchino anche in quei casi pubblicazioni autonome). Ecco perché questa breve serie di podcast (2 orette abbondanti) può essere piuttosto preziosa per andare un po' oltre le mere storie. Condotta da Fulvio Risuleo (l'autore di Sniff, pubblicato da Coconino) e Alessio Trabacchini, è molto ben fatta e piacevole da ascoltare, lanciando diversi spunti che non sono particolarmente originali, ma che in mancanza di pubblicazioni italiane di rilievo diventano utili per chi non conosce la lingua. Grazie a Texhnolyze per avermela segnalata.
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bgh |
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Tintin è una serie che ho imparato ad apprezzare, come Blake e Mortimer. Vi sono numerosi fumetti - belgi e non - su cui ogni tanto mi incaponisco finché non ne vengo a capo. Non sempre con successo. I miei Tintin preferiti Lo scettro di Ottokar La stella misteriosa Nel Paese dell'oro nero Obiettivo Luna/Abbiamo camminato sulla Luna (sorry, ma il titolo originale è mille volte più bello) Tintin in Tibet Caso a parte per Il segreto del Liocorno: se di Hergé dovessi salvare non un volume, ma una scena, sarebbe la sequenza del flashback di Hadoque e Rackam. Magistrale.
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bgh |
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QUOTE (fede @ Venerdì, 15-Ott-2021, 12:01) | Tentato dal fatto che su Amazon in cofanetto è passato da 189,05 a 156,95 oggi mi sono fatto il regalo di Natale! |
Sei il secondo del forum che ci casca
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