Noto cartoonist Disney copia Monster Allergy, Comicus.it
Redazione Comicus |
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Minuteman
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Sidekick
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QUOTE (EnneEnne @ Venerdì, 21-Lug-2017, 18:33) | E va beh, è sempre Disney. E' tutto in famiglia
Tra l'altro vorrei capire come mai quando 'ste cose le fa uno sceneggiatore si parla di postmodernismo e quando le fa un disegnatore si grida al plagio |
Va be, qui ha copiato proprio tutto, non è una citazione di una vignetta o di una inquadratura...
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Giulion |
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Uomo Mascherato
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Comunque il buon vecchio Floyd alla fine e dopo molti tentativi si è scusato adducendo scuse puerili(era una prova, ho copiato perché ho sempre copiato da quelli bravi per imparare...). Nel frattempo i suoi fans hanno dato la colpa agli italiani che son troppo permalosi(ma tu pensa sti magnaspaghetti che c'hanno pure FB) e che in realtà Norman è un mostro di rettitudine(a corollario l'intervento di una nostra "connazionale"che si scusa con l'autore per il comportamento dei suoi compatrioti, perché sui social c'è sempre qualcuno che alla fine si deve vergognare di essere italiano così alla cazzo). In conclusione Artibani, dopo averlo blastato il giusto, lo ha mentre i suoi adepti lo incitavano a finirlo.
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Giulion |
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Uomo Mascherato
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QUOTE (MinCulPop @ Sabato, 22-Lug-2017, 09:34) | ecco:
Il Don Chisciotte di Menard, pertanto, pur se verbalmente identico a quello di Cervantes, non è, né sarà mai una semplice copia dell’originale (“solo quelli con poco acume sarebbero disposti a vedere l’opera di Menard come una trascrizione”, scrisse Borges), bensì una produzione (o ricreazione) duplicante nella quale si intravede quel vertiginoso miraggio, di cui parlava Blanchot, delle infinite possibilità di uno specifico mondo reale.
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Interessante, domani vado a ricreare Maus e guai a chi mi rompe le palle.
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QUOTE (MinCulPop @ Sabato, 22-Lug-2017, 09:34) | ecco:
Il Don Chisciotte di Menard, pertanto, pur se verbalmente identico a quello di Cervantes, non è, né sarà mai una semplice copia dell’originale (“solo quelli con poco acume sarebbero disposti a vedere l’opera di Menard come una trascrizione”, scrisse Borges), bensì una produzione (o ricreazione) duplicante nella quale si intravede quel vertiginoso miraggio, di cui parlava Blanchot, delle infinite possibilità di uno specifico mondo reale.
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Ma questo era un puro esempio di metafisica Borgesiana che ho sempre inteso come un racconto sul l'ostinazione e sulle "manie" e/o ossessioni degli artisti. E sulla loro ambivalenza. L'ossessione come grimaldello che possa aprire infinite porte in una potenziale biblioteca infinita (tipicamebte borgesiana) e che possa pure portarti per caso a scrivere ex novo un'opera giá scritta da altri. In alternativa l'opposto: l'ossessione come metafora di cecità. D'altra parte, non ricordo se lì o in altra sede, Borges prende il Chisciotte come modello esemplare di scrittura immortale. Dice che può passare "il fuoco della traduzione" e restare immortale in castigliano come in tedesco, oggi, fra cent'anni o un secolo fa. In breve: la forza sta nell'idea che sostiene il racconto. Non nel linguaggio cesellato. Ogni versione sarà quindi fedele all'originale perché la potenza dell'opera "Chisciotte" sta nel carattere del protagonista. È così . Infatti si dice "Donchisciottesco". È talmente rappresentativo di una tipologia di carattere da diventare l'aggettivo che lo definisce. Una situazione analoga è presente anche ne "il versificatore" di Primo Levi. Uno dei suoi splendidi racconti di fantascienza Poi... "Le note sono 7" ...non è forse il classico alibi per un musicista accusato di plagio? E allora le lettere sono 21. 7x3= 21 Chi fa da sé fa per tre Certo che con la matita le cose si complicano I segni sono infiniti e non ce n'è uno uguale all'altro Basti vedere "las meninas" di Don Diego Velazquez e quello di Don Pablo Picasso.
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QUOTE (MinCulPop @ Sabato, 22-Lug-2017, 11:17) | per me quello che intende Borges riguarda il contesto dell'opera. qualsiasi opera, non considerata solo in sè, ma ma considerata con tutto il contesto della sua creazione. il don c. scritto nel 1400 è per forza di cose diverso da quello "ipoteticamente" scritto nel 1900. per senso, messaggio, genere ecc.
ovviamente la sua era una provocazione estrema, ma forse molto attuale nel nostro contesto postmoderno dove fondamentalmente tutto ha su l'etichetta "riciclato" |
Certo. Pure questo è vero. Specialmente le tue ultime 3 righe illuminanti. Questo racconto si specchia nel paradosso della moneta con una sola faccia (nel "Libro de arena"). Che se cade dalla parte sbagliata si perde, si annulla, sparisce (o si estende all'infinito?). Ma siamo OT di bestia Mi fermo
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MR. NATURAL
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QUOTE (pippone @ Sabato, 22-Lug-2017, 11:08) | QUOTE (MinCulPop @ Sabato, 22-Lug-2017, 09:34) | ecco:
Il Don Chisciotte di Menard, pertanto, pur se verbalmente identico a quello di Cervantes, non è, né sarà mai una semplice copia dell’originale (“solo quelli con poco acume sarebbero disposti a vedere l’opera di Menard come una trascrizione”, scrisse Borges), bensì una produzione (o ricreazione) duplicante nella quale si intravede quel vertiginoso miraggio, di cui parlava Blanchot, delle infinite possibilità di uno specifico mondo reale.
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Ma questo era un puro esempio di metafisica Borgesiana che ho sempre inteso come un racconto sul l'ostinazione e sulle "manie" e/o ossessioni degli artisti. E sulla loro ambivalenza. L'ossessione come grimaldello che possa aprire infinite porte in una potenziale biblioteca infinita (tipicamebte borgesiana) e che possa pure portarti per caso a scrivere ex novo un'opera giá scritta da altri. In alternativa l'opposto: l'ossessione come metafora di cecità. D'altra parte, non ricordo se lì o in altra sede, Borges prende il Chisciotte come modello esemplare di scrittura immortale. Dice che può passare "il fuoco della traduzione" e restare immortale in castigliano come in tedesco, oggi, fra cent'anni o un secolo fa. In breve: la forza sta nell'idea che sostiene il racconto. Non nel linguaggio cesellato. Ogni versione sarà quindi fedele all'originale perché la potenza dell'opera "Chisciotte" sta nel carattere del protagonista. È così . Infatti si dice "Donchisciottesco". È talmente rappresentativo di una tipologia di carattere da diventare l'aggettivo che lo definisce. Una situazione analoga è presente anche ne "il versificatore" di Primo Levi. Uno dei suoi splendidi racconti di fantascienza Poi... "Le note sono 7" ...non è forse il classico alibi per un musicista accusato di plagio? E allora le lettere sono 21. 7x3= 21 Chi fa da sé fa per tre Certo che con la matita le cose si complicano I segni sono infiniti e non ce n'è uno uguale all'altro Basti vedere "las meninas" di Don Diego Velazquez e quello di Don Pablo Picasso. |
post degno del tuo nick no cmq dai...genio almeno quanto Land il porno-ricalcatore
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