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> Blueberry, Western mitico di Charlier e Giraud
bgh
Inviato il: Martedì, 07-Ago-2018, 10:37
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QUOTE (Fedemone @ Martedì, 07-Ago-2018, 10:28)
Ma, una domanda, nello stoer della Gazzetta come mai no nsi vede Blueberry? A fare una ricerca non capompare nulla e nella collana Western, non c'è traccia...

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Dopo un po' penso mandino al macero le vecchie copie invendute. Infatti non si vede più neanche la collana Avventura, così come tanti altri tipi di allegati.

Se interessa la serie, su Subito c'è un tipo che la vende in ottime condizioni a 50 €. Considerato che il prezzo di copertina era di 100,75 €...
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bgh
Inviato il: Martedì, 07-Ago-2018, 10:45
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QUOTE (kool @ Martedì, 07-Ago-2018, 09:25)
Blueberry secondo me è il miglior fumetto western. ho letto tutto il ciclo (24 volumi) di Charlier/Giraud e non c'è neppure mai un calo. azione a avventura allo stato puro.

a questo punto vi chiedo come sono i volumi che riguardano il ciclo di Marshall e Mister Bluebberry?

Marshal fa abbastanza cagare, come dice Cap. È ambientata nel buco di anni che intercorre fra la fine del Generale "Testa Gialla" e l'inizio della Miniera del tedesco perduto. I disegni sono di Vance e Rouge (quello di Comanche), due disegnatori che trovo insopportabili. Perlomeno è il Vance del periodo migliore, e non quello delle ultime schifezze realizzate per XIII
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Sono solo tre albi, quindi non è una gran spesa, e potresti magari pensare di recuperarli per giudicare da te. Ma anche se non lo fai non ti perdi davvero nulla.

Sono invece un fervente sostenitore di Mister Blueberry, che è la prosecuzione diretta della serie classica. È un fumetto diversissimo dal "vero" Blueberry, e cionondimeno lo trovo estremamente affascinante.
I toni sono quelli da western crepuscolare - d'altronde, la pubblicazione inizio poco dopo l'uscita nei cinema del capolavoro del genere, Gli spietati di Eastwood. E' una serie bizzarra, visto che Blueberry non è il vero protagonista dell'azione. Sono tantissime le sottotrame che si intrecciano, ma le due principali sono comunque quella "epica" della sfida all'O.K. Corral di Tombstone, fra Wyatt Earp, Doc Holiday e i fratelli Clanton; e quella più "dimessa", che concerne appunto Blueberry, "leggenda" del West intervistata da un giornalista a proposito del suo passato, che egli rievoca sottoforma di flashback (in particolare, l'episodio clou riguarda il suo incontro, quand'ancora era un pischello, con Geronimo l'Apache). Il paragone con Gli spietati, dove pure c'era un giornalista fra i protagonisti, non è casuale: là come qui la figura del reporter ha la funzione di smontare il "mito" del West. Proprio questa è la cosa che più apprezzo di Mister Blueberry, il dubbio atroce che insinua nel lettore:
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Indubbiamente un ciclo molto personale, e forse davvero non l'"autentico" Blueberry. Non penso che Charlier avrebbe mai avuto il coraggio di smontare così il suo personaggio. Non che sia questo un atto di "debolezza" da parte sua, intendiamoci: semplicemente, la sua poetica era diversa da quella di Giraud.
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bgh
Inviato il: Martedì, 07-Ago-2018, 11:00
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I disegni di Mister Blueberry sono fuori di testa, i colori purtroppo no (niente robe "pazzerelle", come fatto in passato da Giraud per capolavori come Ballata per una bara o L'ultima carta). Penso sia l'unico ciclo di Blueberry che davvero guadagna letto in b/n.
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Fedemone
Inviato il: Martedì, 07-Ago-2018, 11:02
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Detective dell'Impossibile
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QUOTE (bgh @ Martedì, 07-Ago-2018, 09:37)
QUOTE (Fedemone @ Martedì, 07-Ago-2018, 10:28)
Ma, una domanda, nello stoer della Gazzetta come mai no nsi vede Blueberry? A fare una ricerca non capompare nulla e nella collana Western, non c'è traccia...

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Dopo un po' penso mandino al macero le vecchie copie invendute. Infatti non si vede più neanche la collana Avventura, così come tanti altri tipi di allegati.

Se interessa la serie, su Subito c'è un tipo che la vende in ottime condizioni a 50 €. Considerato che il prezzo di copertina era di 100,75 €...

Sì infatti ho visto, anche se dovrei stare schiscio con le spese & lo spazio.
Però sempre sullo store, della collana western c'è ancora tutto.

Cmq, un po' di educazione per favore. Non nominate la parola con la m...

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Cap.Crumb
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MR. NATURAL
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QUOTE (bgh @ Martedì, 07-Ago-2018, 10:45)
Sono invece un fervente sostenitore di Mister Blueberry, che è la prosecuzione diretta della serie classica. È un fumetto diversissimo dal "vero" Blueberry, e cionondimeno lo trovo estremamente affascinante.
I toni sono quelli da western crepuscolare -d'altronde, la serie inizio poco dopo l'uscita nei cinema del capolavoro del genere, Gli spietati di Eastwood. E' una serie bizzarra, visto che Blueberry non è il vero protagonista dell'azione. Sono tantissime le sottotrame che si intrecciano, ma le due principali sono comunque quella "epica" della sfida all'O.K. Corral di Tombstone, fra Wyatt Earp, Doc Holiday e i fratelli Clanton; e quella più "dimessa", che riguarda appunto Blueberry, "leggenda" del West intervistata da un giornalista a proposito del suo passato, che egli rievoca sottoforma di flashback (in particolare, l'episodio clou riguarda il suo incontro, quand'ancora era un pischello, con Geronimo l'Apache). Il paragone con Gli spietati, dove pure c'era un giornalista fra i protagonisti, non è casuale: là come qui la figura del reporter ha la funzione di smontare il "mito" del West. Proprio questa è la cosa che più apprezzo di Mister Blueberry, il dubbio atroce che insinua nel lettore:
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Indubbiamente un ciclo molto personale, e forse davvero non l'"autentico" Blueberry. Non penso che Charlier avrebbe mai avuto il coraggio di smontare così il suo personaggio. Non che sia questo un atto di "debolezza" da parte sua, intendiamoci: semplicemente, la sua poetica era diversa da quella di Giraud.

incredibile come il post si incastri con i miei pensieri, pensavo di fermarmi PRIMA del n°14, che se non erro sono le prime "puntate" del "vero" Bluberry...
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grazie al buon Di Nocera (dove sei torna fra noi ti pregooooh!
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) mi sono copincollato info sui contenuti dal vol. 8 al 13 (per ora recupero fino a lì, ma molto probabilmente arriverò almeno fino al 18...senza fretta)
QUOTE (Alessandro Di Nocera)
----------volume 7
A seguire, "La miniera del tedesco perduto", primo atto di un dittico che viene, giustamente, considerato come uno dei vertici della saga.

Dopo John Ford, Howard Hawks e Anthony Mann, Charlier & Giraud si pongono sulle orme di John Huston, con risultati a dir poco spettacolari.

Charlier, dopo il mezzo passo falso di "Il generale Testa gialla", si riscatta, dando vita a una trama densa e piena di approfondimenti, di dettagli, di trovate narrative, con un impiego delle didascalie descrittive da manuale di sceneggiatura.

Tutto funziona, tutto e calibrato, tutto è fluido e accattivante.

E Giraud esplode. Le prove generali di realismo puro effettuate ne "Il generale Testa gialla" lasciano il posto a un'arte ormai eccelsa fatta di inquadrature mai banali, di una composizione della tavola vertiginosa, di uno storytelling sopraffino.

----------volume 8
Si inizia con "Il fantasma dai proiettili d'oro", secondo e conclusivo atto del dittico iniziaro con "La miniera del tedesco perduto".

Avventura pura, narrazione a fumetti al massimo livello, talmente intrigante e spettacolare da far perdonare anche quel paio di escamotage risolutivi finali che eccedono in romanzesco.

Ne "la miniera del tedesco" e "Il fantasma dai proiettili d'oro" avverti - ancora di più di quanto già succedeva negli episodi passati - il calore del deserto e delle rocce, l'arsura del Sole, la mancanza d'acqua, la stanchezza dei cavalli, il gelo della notte, il terrore e lo stupore nei confronti dell'ignoto.

E poi ci sono le Superstition Mountains - sulle quali mi inerpicai una quindicina d'anni or sono - e una pericolosa duna bianca, propaggine di quel deserto di White Sands che mi è rimasto nella mente e nell'anima.

Un capolavoro? Un capolavoro.
----------
Con "Chihuahua Pearl" - primo capitolo di un trittico che si chiuderà nel prossimo numero dell'edizione della Gazzetta - entriamo poi nei territori del cinema di Sam Peckinpah.

Di tutta la saga del tenente Blueberry antecedente alla dipartita di Charlier questo è forse l'episodio maggiormente votato alla preparazione dell'azione che si svilupperà poi nelle parti successive, quello con più dialoghi e meno azione in assoluto.

All'interno di un film di 2 ore e quaranta, questo atto corrisponderebbe all'incirca ai primi 30-35 minuti di pellicola.

La cosa è giustificata dal fatto che vi si introducono concetti e personaggi che terranno banco sulla serie per i successivi diciotto anni, giungendo a una conclusione solo con "Arizona Love".

In ogni caso, è un episodio esemplare per la resa delle atmosfere messicane e l'approfondimento psicologico di personaggi destinati a restare indimenticabili, prima tra tutti quella Chihuahua Pearl che entrerà in maniera imprevedibile nel cuore di Mike S..

A partire da questo punto, la collana di Charlier e Giraud acquisisce una coralità e delle modalità d'intreccio assolutamente peculiari. Il romanzesco permane, ma finisce col diluirsi in una naturalezza d'approccio narrativo che non ha pari con quasi nessun'altra serie avventurosa mainstream europea.

Forse solo Ken Parker e certi episodi di Tex scritti da Boselli si riveleranno all'altezza.

----------volume 9
E si entra nel vivo della trilogia de "Il tesoro dei confederati", iniziata la settimana scorsa con "Chihuahua Pearl".

Dopo aver messo tutte le pedine al loro posto, si parte con l'azione, introdotta da un riassunto da manuale di sceneggiatura. E "L'uomo che valeva 500.000 dollari" - secondo atto del trittico - propone un crescendo incalzante che ruota intorno a una prigione messicana.

Charlier è oramai impeccabile, le iterazioni tra i personaggi sono fluide e credibilissime, il romanzesco non cede mai alla pacchianata spettacolare, pause e accelerazioni si alternano con un dosaggio accuratissimo.

E poi c'è Giraud che sempre più si avvicina a quello che sarà il Moebius di Metal Hurlant, realizzando paesaggi e prospettive sempre più vertiginose, dedicandosi a tratteggi e ombreggiature che ritroveremo poi su La deviazione o La saga dell'Incal.
----------
"Ballata per una bara" - conclusione de "Il tesoro dei confederati" - propone invece l'inseguimento più lungo e scatenato dell'intera serie, tutto fatto di mosse e contromosse, di azzardi e trovate geniali. Pagine e pagine di dinamismo narrativo assoluto.

Blueberry non è uno che pianifica a tavolino, ma trova soluzioni in corsa, andandosi a cercare la fortuna come un esperto giocatore di poker che bluffa e punta alto in maniera spregiudicata.

Ma stavolta qualcosa andrà storto e l'imprevedibile cambierà lo status del personaggio, ponendolo al centro di un'importante svolta narrativa.

Inutile dire che dal punto di vista grafico, siamo ormai al non plus ultra, con vignette e sequenze da groppo in gola per la tensione e il pathos che riescono a comunicare.

----------volume 10
Il volume 10 dell'edizione Gazzetta è fondamentale poiché contiene in un'unica soluzione uno dei dittici più belli e spettacolari della serie.

Si apre con "Il fuorilegge": Blueberry è già in galera da diversi mesi e le sue prospettive non sono affatto rosee.

Poi interviene qualcosa che lo rimette in gioco e lui si ritrova a dover sventare un piano diretto al clamoroso assassinio del generale Grant durante una visita ufficiale nella cittadina di Durango.

"Il fuorilegge" è una storia dall'andamento perfetto. Si sviluppa grazie a una situazione narrativa che all'apparenza eccede in romanzesco.

Ma poi tutto ciò che sembrava casuale e fortunoso acquisisce un senso logico, mentre la tensione incomincia a montare.

Straordinari i personaggi-funzione, in cui si coglie il respiro e l'anima delle persone reali. Inquietantissimo l'antagonista, quell'Angel Face che fornirà il titolo all'episodio successivo.

Magistrali le tavole di Giraud che - pur mantenendo un montaggio su quattro strisce, inizia a forzare la griglia allargando lo spazio in modo tale da ottenere un effetto da tre strisce.

In questo modo il fumetto acquista in spettacolarità e ariosità.
----------
"Angel Face" è la perfezione, un fumetto da incorniciare e da insegnare nelle scuole.

Durango, la cittadina in cui si svolge la vicenda, non è uno scenario ma un personaggio a sé stante che vive e respira attraverso i suoi abitanti.

Il lettore viene letteralmente catapultato in quelle strade o ogni personaggio, anche la comparsa che si materializza per una sola vignetta, sembra avere una storia infinita da raccontare.

Inseguimenti e colpi di scena a iosa, mentre l'atto finale, che chiude una trama iniziata nel 1973, ovvero nel decennale dell'assassinio di John Kennedy, ha tutto il sapore di una rivalsa dell'immaginario nei confronti di una realtà troppo dura e grigia da sopportare.

Giraud continua a forzare i limiti della mezza tavola, anche se, rispetto al capitolo precedente, le quattro strisce - anche per una questione di ritmo sincopato e di frequente accavallarsi di avvenimenti - tornano a essere chiare e prevalenti.

Un altissimo momento nella storia della narrativa disegnata. Da leggere e da rileggere. E da tramandare a figli e nipoti.

----------volume 11
Tra la prima pubblicazione di "Angel Face" e quella di "Naso Rotto" intercorrono quattro o cinque anni.

Un periodo lungo durante il quale Giraud ha portato avanti la sua esperienza con lo pseudonimo di Moebius.

"Naso Rotto" rappresenta quindi un nuovo punto di partenza dove ritroviamo Mke. S Blueberry non più tra le Giacche Blu ma esattamente dall'altra parte della barricata, tra i Navajos.

Nella prima parte della storia si respira il calore del deserto e si avverte il sapore della sabbia.

Mike S. è un uomo braccato dalla legge che in questo luogo desolato ricerca una propria nuova dimensione spirituale.

Ma gli eventi precipitano e il nostro eroe è costretto ad aiutare la tribù di cui è ospite (comunque inviso ad alcuni soggetti) in maniera rocambolesca, con azioni ai limiti della follia.

Subentra, inoltre, un nuovo, terrificante antagonista: un cacciatore di scalpi con al fianco due mastini famelici.

Un incipit solido, concreto, per una trilogia dagli sviluppi incalzanti.

Nessuna novità particolare nella costruzione delle tavole, come sempre divise in una metà superiore e una inferiore separate quasi sempre da una netta demarcazione.

Spiccano alcune sequenze con poco dialogo, sebbene la maggior parte sia, come sempre, ricchissima di testo.
----------
"La lunga marcia" - capitolo centrale del ciclo conosciuto come "Blueberry Fuggitivo" - esce quasi a ridosso di "Naso Rotto", tra il 1979 e l''80. E' evidente a questo punto l'intenzione da parte di Charlier e Giraud di recuperare un franchise redditizio di cui in molti avvertivano la mancanza.

Si notano subito le tavole e le vignette estremamente ariose, derivate dalla scelta di Giraud di rinunciare quasi sempre alla linea di demarcazione centrale tra la mezza tavola superiore e quella inferiore.

La narrazione procede fluida ed elegante, segnata dal ritorno in scena di una Chihuahua Pearl sempre più irresistibile e intrigante.

Anche il tratto di Gir, graziato dal nuovo format, guadagna in leggerezza e profondità prospettica, dando corpo e vita a paesaggi mozzafiato.

----------volume 12
Alle traversie romanzesche di Blueberry, nei primi anni Ottanta fanno da contrappunto anche quelle editoriali.

I vari capitoli del ciclo di "Blueberry Fuggitivo", nella loro prima pubblicazione a puntate, appaiono su riviste diverse (Super As, Echo des Savanes, Spirou), mentre le successive raccolte in volume vengono pubblicate rispettivamente da Dargaud, Fleurus e Hachette.

"La tribù fantasma" chiude quindi la trilogia iniziata con "Naso Rotto" e sviluppatasi con "La lunga marcia".

La storia si basa su un grandissimo inseguimento, con la tribù navajo guidata da Blueberry e Kociss braccata da numerosi inseguitori.

Solita partita di scacchi giocata alla grande da entrambi i contendenti e Blueberry che si mostra un drago quando deve prendere decisioni repentine.

Giraud torna a una tavola su quattro strisce sempre interpretata in maniera abbastanza libera (anche se non ariosa come ne "La lunga marcia", dove forse la minore densità degli avvenimenti ha consentito all'artista di allargare le vignette).

In ogni caso, un magnifico capitolo, con non secondarie note "umane": la fame, la sete, la fatica che si addensa sui corpi, il sudore, il cattivo odore che emanano persone impossibilitate a lavarsi per giorni.

Unica perplessità: le frecce "stordenti" impiegate in un agguato notturno dagli indiani contro le Giacche Blu per non ucciderle. Una precisa volontà di Mike S., ma anche un eccesso di fantasia in una trama assolutamente realistica.
----------
E veniamo a "L'ultima carta", pietra dello scandalo nell'ormai lontano 1983.

Inizia il ciclo de "La riabilitazione di Blueberry" e Giraud decise di eclissarsi per far comparire il suo doppio, Moebius.

Già, "L'ultima carta" non è disegnato da Giraud (anche se la firma in copertina è quella) ma da Moebius, col suo tratteggio più limpido e i suoi colori più psichedelici.

C'era già stata, all'epoca del ciclo de "Il tesoro dei confederati", una "confluenza" tra Giraud e il Moebius molto tratteggiato di "Arzack".

In questo caso, però, a materializzarsi è il Moebius dell'Incal e di "Sulla stella", che uscivano negli stessi anni, con grande scandalo dei fan di Blueberry che rimproverano al disegnatore di aver reso più divistico il volto del personaggio e meno "sporchi" i paesaggi messicani.

Già, perché ne "l'ultima carta" Blueberry torna in Messico sulle tracce di Vigo, alto ufficiale dell'esercito locale che, solo, può fornirgli le prove della sua innocenza nell'intricato e disgraziato affare del tesoro dei confederati.

Storia a orologeria di Charlier, in gran parte dedicata alla pianificazione e alla messa in atto di un'evasione in grande stile, con fuga e colpo di scena finale.

E' il preludio alla conclusione della saga classica: "La fine della pista".

----------volume 13
"La fine della pista" esce nel 1986 - tre anni dpo "L'ultima carta", quindi - e chiude dopo vent'anni tutti i punti in sospeso dell'epopea di Blueberry.

Blueberry sta per conquistare la sua riabilitazione definitiva, ma per farlo deve cercare di sventare un nuovo attentato contro Grant, replicando quanto aveva già fatto nel capolavoro "Angel Face".

La trama è perfetta, movimentata, spettacolare, con un climax degno di questo nome e la rivelazione di un sorprendente "cattivo" che, da sempre, ha tramato dietro le quinte.

Dal punto di vista grafico l'opera si presenta invece inferiore rispetto al capitolo precedente, dove Moebius aveva preso il sopravvento su Gir.

Qui siamo in presenza di un "ritorno all'ordine", con un segno più classico - e a volte addirittura legnoso - e dei colori assai meno saturi rispetto alla psichedelia cromatica presente in alcuni dei volumi precedenti.

Taluni critici ci hanno addirittura visto un intervento del disegnatore Colin Wilson, che nello stesso periodo stava incominciando a illustrare gli episodi de "La giovinezza di Blueberry".

In ogni caso, un grande esempio di narrativa a fumetti.
----------
"Arizona Love" esce a distanza di quattro anni da "La fine della pista"., pubblicato a puntate, in anteprima, sul quotidiano France Soir.

Charlier è morto da qualche mese, all'improvviso, all'età di 65 anni, lasciando un grande vuoto nel panorama degli sceneggiatori transalpini e lasciando a Giraud anche l'onere della sceneggiatura, basata su linee guida già fissate, anche se molto generali.

Il risultato è straniante: Giraud e Moebius si fondono in maniera definitiva, dando vita a tavole molto belle, ma la storia è narrata in maniera totalmente dissimile da quanto si era visto in precedenza.

Giraud rinuncia alle didascalia e, per fare il punto della situazione, ricorre a due personaggi-funzione - una coppia di giornalisti - che segue e commenta l'azione (una sorta di coro).

La storia non è densa, ma molto decompressa e accade assai meno di quanto si sia mai visto in ciascuno dei volumi precedenti.

I dialoghi, anche se sempre abbondanti, non sembrano funzionali allo sviluppo del racconto e talvolta raggiungono la dimensione di un "rumore" indistinto".

Per la prima volta compare un nudo femminile (quello di Chihuahua Perl) e, incredibilmente, una sequenza onirica, in totale controtendenza con quanto visto nei decenni precedenti.

Mike S. è come in balia degli eventi, insicuro, maldestro, la sua attrazione per Chihuahua Pearl sembra averlo destabilizzato. E' la copia sbiadita dello scavezzacollo coraggioso e scaltro che avevamo ammirato negli episodi precedenti.

E' come se la fatica degli eventi passati avesse avuto alfine ragione di Blueberry che adesso anelo solo ed esclusivamente a un buen ritiro dove godersi in pace il resto della sua esistenza.

E' un cambio di registro importante, che rende Blueberry umano e vulnerabile e che apre nuove prospettive alla serie con conseguenze... metatestuali!

Le vedremo in seguito!

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bgh
Inviato il: Martedì, 07-Ago-2018, 11:04
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QUOTE (Fedemone @ Martedì, 07-Ago-2018, 11:02)
QUOTE (bgh @ Martedì, 07-Ago-2018, 09:37)
QUOTE (Fedemone @ Martedì, 07-Ago-2018, 10:28)
Ma, una domanda, nello stoer della Gazzetta come mai no nsi vede Blueberry? A fare una ricerca non capompare nulla e nella collana Western, non c'è traccia...

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Io vedo solo i recenti Albi del West, in realtà. La Collana Western, quella di cui faceva parte Blueberry, è sparita del tutto.
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bgh
Inviato il: Martedì, 07-Ago-2018, 11:09
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QUOTE (Cap.Crumb @ Martedì, 07-Ago-2018, 11:03)

incredibile come il post si incastri con i miei pensieri, pensavo di fermarmi PRIMA del n°14, che se non erro sono le prime "puntate" del "vero" Bluberry...
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Sì, anche quella non è una cattiva idea. Ma io consiglio comunque di provarlo, Mister Blueberry.

Così come di leggere almeno i primi tre volumi della Giovinezza, gli unici realizzati da Charlier e Giraud, che sono parte fondante della "mitologia" di Blueberry: scopriamo come Mike è scappato dagli stati del sud e si è arruolato fra i nordisti, come ha acquisito il suo bizzarro cognome, come ha fatto a conoscere il generale Dodge.
Fermo restando che anche gli albi di Wilson sono un bel leggere e, soprattutto, un bel vedere.
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kool
Inviato il: Martedì, 07-Ago-2018, 11:21
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Divoratore di Mondi
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QUOTE (bgh @ Martedì, 07-Ago-2018, 10:45)
QUOTE (kool @ Martedì, 07-Ago-2018, 09:25)
Blueberry secondo me è il miglior fumetto western. ho letto tutto il ciclo (24 volumi) di Charlier/Giraud e non c'è neppure mai un calo. azione a avventura allo stato puro.

a questo punto vi chiedo come sono i volumi che riguardano il ciclo di Marshall e Mister Bluebberry?

Marshal fa abbastanza cagare, come dice Cap. È ambientata nel buco di anni che intercorre fra la fine del Generale "Testa Gialla" e l'inizio della Miniera del tedesco perduto. I disegni sono di Vance e Rouge (quello di Comanche), due disegnatori che trovo insopportabili. Perlomeno è il Vance del periodo migliore, e non quello delle ultime schifezze realizzate per XIII
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Sono solo tre albi, quindi non è una gran spesa, e potresti magari pensare di recuperarli per giudicare da te. Ma anche se non lo fai non ti perdi davvero nulla.

Sono invece un fervente sostenitore di Mister Blueberry, che è la prosecuzione diretta della serie classica. È un fumetto diversissimo dal "vero" Blueberry, e cionondimeno lo trovo estremamente affascinante.
I toni sono quelli da western crepuscolare - d'altronde, la pubblicazione inizio poco dopo l'uscita nei cinema del capolavoro del genere, Gli spietati di Eastwood. E' una serie bizzarra, visto che Blueberry non è il vero protagonista dell'azione. Sono tantissime le sottotrame che si intrecciano, ma le due principali sono comunque quella "epica" della sfida all'O.K. Corral di Tombstone, fra Wyatt Earp, Doc Holiday e i fratelli Clanton; e quella più "dimessa", che concerne appunto Blueberry, "leggenda" del West intervistata da un giornalista a proposito del suo passato, che egli rievoca sottoforma di flashback (in particolare, l'episodio clou riguarda il suo incontro, quand'ancora era un pischello, con Geronimo l'Apache). Il paragone con Gli spietati, dove pure c'era un giornalista fra i protagonisti, non è casuale: là come qui la figura del reporter ha la funzione di smontare il "mito" del West. Proprio questa è la cosa che più apprezzo di Mister Blueberry, il dubbio atroce che insinua nel lettore:
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Indubbiamente un ciclo molto personale, e forse davvero non l'"autentico" Blueberry. Non penso che Charlier avrebbe mai avuto il coraggio di smontare così il suo personaggio. Non che sia questo un atto di "debolezza" da parte sua, intendiamoci: semplicemente, la sua poetica era diversa da quella di Giraud.

bene. ottimo. appena riesco recupero i volumi di Mister di Giraud
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Starshadow
Inviato il: Martedì, 21-Ago-2018, 01:32
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Se qualcuno volesse vendere le serie mac coy e trent (ma soprattutto la prima), io ci sono.
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Inviato il: Mercoledì, 22-Ago-2018, 13:22
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QUOTE (Starshadow @ Martedì, 21-Ago-2018, 01:32)
Se qualcuno volesse vendere le serie mac coy e trent (ma soprattutto la prima), io ci sono.
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Perché soprattutto la prima? Sono entrambe serie a dir poco eccellenti, le migliori della collana assieme a Blueb e a Buddy...
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Justapilgrim
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Nonno Bassotto
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...che poi uno gliele venderebbe pure, ma poi lui non le compra mica...
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Inviato il: Mercoledì, 22-Ago-2018, 14:09
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QUOTE (Justapilgrim @ Mercoledì, 22-Ago-2018, 13:59)
...che poi uno gliele venderebbe pure, ma poi lui non le compra mica...
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lenuvoleparlanti
Inviato il: Mercoledì, 22-Ago-2018, 17:28
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Occhio di Agamotto
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QUOTE (Justapilgrim @ Mercoledì, 22-Ago-2018, 12:59)
...che poi uno gliele venderebbe pure, ma poi lui non le compra mica...
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è vero
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texhnolyze
Inviato il: Mercoledì, 22-Ago-2018, 18:03
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Spirito con la Scure
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A metà prezzo le compro io al posto suo u.u

Comunque, meglio Trent a colori o in b/n? Ho sfogliato il bonellide RW e sebbene l'edizione Gazzetta è decisamente migliore, il b/n mi ha dato una sensazione diversa e decisamente positiva.


--------------------
Vendo
Boucq, Aldobrando, L'età della Convivenza, ecc. ecc.

Compro
Alvar Mayor 3
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bgh
Inviato il: Mercoledì, 22-Ago-2018, 18:12
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In b/n. Leo non mi piace affatto come disegnatore, e secondo me rovina parzialmente una serie che poteva ambire tranquillamente al rango di capolavoro, a causa della legnosità delle sue figure. I colori sono però piuttosto brutti, e non migliorano molto le tavole, anzi.
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