Io lo recuperai a Lucca, visto che al Comicon non potetti venire. L'ho appena finito. Io penso che si possa fare ben poca interpretazione su di un lavoro del genere. E' tutto basato sulle impressioni e sulle percezioni. Forse la mia lettura è stata condizionata da una venatura sentimentale e commovente: non so mi è sembrato di leggere nelle rughe degli pseudopodi, nell'alternanza dei colori, nello sviluppo del movimento ameboide quasi una storia di amore, di sopravvivenza e solitudine ma anche routine e normalità. E' tipico di Trondheim comunque assugere a tali divelli di esistenzialismo nei confronti della natura (mi viene da pensare anche a La Mosca), ma effettivamente qui diventa un gioco di suggestioni. Bisogna semplicemente lasciarsi andare al flusso delle seguenze disegnate. Non credo ci sia bisogno di far altro.
Ah magari avere un minimo di sensibilità non guasta.