Il Russiagate/Ucrainagate
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WASHINGTON. Due uomini d'affari - sospettati di avere aiutato Rudolph Giuliani, avvocato personale del presidente statunitense Donald Trump, a convincere l'Ucraina a indagare su Joe Biden e sul figlio Hunter - sono stati fermati con l'accusa di aver violato le regole di finanziamento delle campagne elettorali. La notizia, diffusa dal Wall Street Journal, è stata confermata da un portavoce del procuratore federale di Manhattan.
Si tratta delle prime incriminazioni nell'ambito del cosiddetto "Kievgate" esploso dopo che un informatore ha segnalato che, nel corso di una telefonata dello scorso 25 luglio, il presidente Usa avrebbe chiesto al suo omologo ucraino Volodimir Zelenskij di "concentrarsi" su Biden, suo rivale democratico alle presidenziali 2020, e su suo figlio Hunter, che in passato figurava nel consiglio di amministrazione di Burisma, società operante nel gas in Ucraina. Benché le due accuse formali non implichino reati commessi da Trump, hanno nuovamente infiammato le voci di impeachment.
I due uomini fermati sono Lev Parnas e Igor Fruman, rispettivamente di origine ucraina e bielorussa, ma da tempo cittadini americani. I due sono accusati di aver nascosto l'origine straniera dei 325mila dollari (295mila euro) trasferiti nel 2018 a un comitato d'azione politica, America First Election, a sostegno della rielezione di Trump. Tra i capi d'accusa mossi nei loro confronti figurano cospirazione, falsa testimonianza e contraffazione di documenti.
Secondo la procura, Parnas avrebbe fatto pressioni su un membro del Congresso Usa perché chiedesse la cacciata dell'ambasciatore statunitense in Ucraina per conto di funzionari del governo ucraino. Sarebbe successo proprio quando Parnas e Fruman si erano impegnati a raccogliere oltre 20mila dollari per il politico che nelle carte processuali è stato identificato solo come "membro del Congresso 1"
I due uomini arrestati al Dulles International Airport sono stati trasferiti in un carcere di Alexandria, Virginia, mercoledì notte prima di apparire davanti a un tribunale. Altri due uomini, lo statunitense David Correia e l'ucraino naturalizzato statunitense Andrew Kukushkin sono stati incriminati nell'ambito dello stesso caso.
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La Camera del Congresso Usa che indaga per impeachment su Donald Trump ha spiccato un mandato di comparizione per il capo dello staff della Casa Bianca Mick Mulvaney. Quattro testimoni dell'amministrazione Trump si erano rifiutati di partecipare alle audizioni degli inquirenti, tra questi John Eisenberg, il principale avvocato del Consiglio di sicurezza nazionale, e Robert Blair, aiutante di Mick Mulvaney, capo dello staff della Casa Bianca. Quest'ultimo dovrà comparire davanti alla commissione intelligence nelle prossime ore.
Ex deputato della destra del partito repubblicano della Carolina del Sud, tra il 2016 e il 2018 è stato direttore del bilancio della Casa Bianca e fino al dicembre 2018 ha ricoperto anche il ruolo, ad interim, del responsabile dell'ufficio per la protezione del consumatore.
Lo racconta un libro in uscita, "tycoon crudele e inetto". Lo scorso anno un gruppo di alti responsabili e funzionari dell'amministrazione Trump pensò a dimettersi in massa, una mossa clamorosa per lanciare un allarme sulla condotta del presidente. Alla fine i funzionari decisero di soprassedere per paura di destabilizzare il governo.
Lo scrive nel libro in uscita A Warning - ripreso dal Washington Post - un funzionario anonimo della stessa amministrazione Trump, autore della lettera contro il presidente che due anni fa fu pubblicata dal New York Times. Nel libro il presidente viene definito "crudele, inetto e pericoloso per il Paese".
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