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> Lefranc di J. Martin
 
robi54bd
Inviato il: Giovedì, 15-Feb-2018, 19:30
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letto il 2° dei tre tomi NERO NATALE: sorprendente.
Disegni di Regric per me eccezionali (somiglianti moltissimo a quelli di Martin nel suo IL MISTERO BORG che è poi l'ultimo che il maestri disegno, delegando poi sempre altri), unico neo le montagne di cartigli cioè di testo in parte inutile che tolgono abbastanza spazio alle vignette.
La storia è molto particolare, soprattutto nella seconda parte: non c'è nulla delle mirabolanti avventure soliti del nostro ma passaggi storico-politici (fascismo, sindacalismo-comunismo... ) misto a drammone sentimental familiare.
La storia mi è piaciuta abbastanza ma la consiglio solo agli appassionati del genere o del nostro.
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robi54bd
Inviato il: Lunedì, 02-Lug-2018, 18:08
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l'ed. NOVA EXPRESS mi sembra ormai sparito... inutile chiedere allora un proseguimento (davvero integrale) del loro Integrale che si ferma al n.7 e cioè a 21 tomi (3 tomi a numero) mentre, en france, siamo già al n.29 !

Peccato.
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bgh
Inviato il: Mercoledì, 18-Dic-2019, 15:23
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A sorpresa, 001 ha annunciato l'ottavo volume per gennaio (forse...).

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robi54bd
Inviato il: Giovedì, 19-Dic-2019, 07:42
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QUOTE (bgh @ Mercoledì, 18-Dic-2019, 14:23)
A sorpresa, 001 ha annunciato l'ottavo volume per gennaio (forse...).

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per gennaio... forse.
Si forse perchè.... da 001 alias Nova Express c'è da aspettarsi di tutto (o meglio: di niente).
Per carità, per me chi edita da noi Bd va bene anche se a prezzi elevati (pazienza dai).
In effetti i prezzi dei volumi di Lefranc (euro 29,80 per 3 tomi da 46 pp. l'uno in formato pure leggermente inferiore alla Bd delle collane di Gazzetta) cari son cari.
E mi scusi il mitico Scuz. per il mio tono polemico.
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bgh
Inviato il: Lunedì, 06-Gen-2020, 00:29
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Finalmente ho avuto la possibilità di approcciarmi a Lefranc, e a Martin in generale (non ho mai letto niente di suo).
Il paragone che molti tirano fuori con Blake e Mortimer (Jacobs per primo accusò il collega di stare plagiandolo...) me lo imponeva, da fan assoluto della coppia "so British".

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Dalla Grande minaccia (l'album che ho letto, il primo) viene fuori una serie sì più con i piedi per terra (tutta la prima parte con l'intrigo poliziesco, molto bella, potrebbe essere benissimo vista in un film di quegli anni), ma anche effettivamente con molti legami di parentela con Blake e Mortimer. Prima di tutto la... verbosità: trovo curioso che si sottolinei e che anzi si scherzi molto su quella di Jacobs, e che d'altra parte relativamente pochi citino quella di Martin. La cosa non mi ha comunque mai impedito di apprezzare enormemente il lavoro di Jacobs, come ho avuto molto di dire più volte nel topic dedicato.
Questa Grande minaccia, invece, l'ho trovata un'opera un po' grezza. Non tanto dal punto di vista della trama, non originalissima (ma cosa è originalissimo?), ma molto spettacolare e piacevolmente climatica, nella seconda parte. Sotto quali angolazioni, allora, non mi ha convinto?
Per spiegarlo, può essere interessante... trovare le differenze, e confrontarla con Il marchio giallo: parliamo di una storia dello stesso periodo, dello stesso ambiente (il Journal de Tintin), che egualmente ha al centro un intrigo poliziesco e un'ambientazione urbana, e che venne realizzata da un fumettista che all'epoca aveva grosso modo la stessa esperienza di Martin.

Pur non potendo assolutamente denigrare il lavoro di Martin, il decoupage mi è sembrato, in particolare, mal calibrato. Le vignette, quasi sempre in numero di quindici per tavola, sono eccessivamente piccole, e non di rado si fa fatica a mettere a fuoco l'obiettivo su cui Martin vorrebbe puntare l'attenzione. Jacobs invece, non andando quasi mai sopra le dodici (ma più spesso undici), riesce a giocare meglio con la dimensione delle stesse. Il fatto che siano più grandi gli permette anche di sperimentare con composizioni più spettacolari, che rimangono impresse anche dopo una sola lettura. Martin ogni tanto gioca con le inquadrature, ma a sfogliare velocemente l'album poche tavole catturano l'attenzione, e l'impressione generale è di un certo appiattimento. Senz'altro un effetto collaterale delle vignette piccole.
Il disegno è molto piacevole ed elegante, e così lo sono anche i colori. Mi sembra di vedere una sorta di antenato del Juillard di Blake e Mortimer, estremamente attento ai dettagli (basta vedere il modo in cui Martin rappresenta le automobili, godendo a definirne tutti i piccoli particolari della carrozzeria). Un'altra differenza con Jacobs, che ha un segno più pulito e sobrio, e che in definitiva preferisco. Più modulato, anche: l'inchiostrazione sottilissima di Martin (altro tratto in comune con Juillard) fa da contraltare a quella di Jacobs, che ogni tanto si fa più spessa per definire le ombreggiature.

Interessante, ma Blake e Mortimer è un'altra cosa. A partire dai protagonisti: Lefranc, Jeanjean e Borg sono piuttosto noiosi.

Ho la possibilità di leggere anche gli altri due volumi disegnati da Martin, e quello illustrato da De Moor. Vedremo se il giudizio cambierà.
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robi54bd
Inviato il: Lunedì, 06-Gen-2020, 10:55
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QUOTE (bgh @ Domenica, 05-Gen-2020, 23:29)
Finalmente ho avuto la possibilità di approcciarmi a Lefranc, e a Martin in generale (non ho mai letto niente di suo). Il paragone che molti tirano fuori con Blake e Mortimer (Jacobs per primo accusò il collega di stare plagindolo...) me lo imponeva.

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Dalla Grande minaccia (l'album che ho letto, il primo) viene fuori una serie sì più con i piedi per terra (tutta la prima parte con l'intrigo poliziesco, molto bella, potrebbe essere benissimo vista in un film di quegli anni), ma anche effettivamente con molti legami di parentela con Blake e Mortimer. Prima di tutto la... verbosità: trovo curioso che si sottolinei e che anzi si scherzi molto su quella di Jacobs, e che d'altra parte relativamente pochi citino quella di Martin. La cosa non mi ha comunque mai impedito di apprezzare enormemente il lavoro di Jacobs, come ho avuto molto di dire più volte nel topic dedicato.
Questa Grande minaccia, invece, l'ho trovata un'opera un po' grezza. Non tanto dal punto di vista della trama, non originalissima (ma cosa è originalissimo?), ma molto spettacolare e piacevolmente climatica, nella seconda parte.
Può essere interessante trovare le differenze, e confrontarla con Il marchio giallo: parliamo di una storia dello stesso periodo, dello stesso ambiente (il Journal de Tintin), che egualmente ha al centro un intrigo poliziesco e un'ambientazione urbana, e che venne realizzata da un fumettista che all'epoca aveva grosso modo la stessa esperienza di Martin.

Pur non potendo assolutamente denigrare il lavoro di Martin, il decoupage mi è sembrato, in particolare, mal calibrato. Le vignette, quasi sempre in numero di quindici per tavola, sono eccessivamente piccole, e non di rado si fa fatica a mettere a fuoco l'obiettivo su cui Martin vorrebbe puntare l'attenzione. Jacobs invece, non andando quasi mai sopra le dodici (ma più spesso undici), riesce a giocare meglio con la dimensione delle stesse. Il fatto che siano più grandi gli permette anche di sperimentare con composizioni più spettacolari, che rimangono impresse anche dopo una sola lettura. Martin ogni tanto gioca con le inquadrature, ma a sfogliare velocemente l'album poche tavole catturano l'attenzione, e l'impressione generale è di un certo appiattimento. Senz'altro un effetto collaterale delle vignette piccole.
Il disegno è molto piacevole ed elegante, e così lo sono anche i colori. Mi sembra di vedere una sorta di antenato del Juillard di Blake e Mortimer, estremamente attento ai dettagli (basta vedere il modo in cui Martin rappresenta le automobili, godendo a definirne tutti i piccoli particolari della carrozzeria). Un'altra differenza con Jacobs, che ha un segno più pulito e sobrio, e che in definitiva preferisco. Più modulato, anche: l'inchiostrazione sottilissima di Martin (altro tratto in comune con Juillard) fa da contraltare a quella di Jacobs, che ogni tanto si fa più spessa per definire le ombreggiature.

Interessante, ma Blake e Mortimer è un'altra cosa. A partire dai protagonisti: Lefranc, Jeanjean e Borg sono piuttosto noiosi.

Ho la possibilità di leggere anche gli altri due volumi disegnati da Martin, e quello illustrato da De Moor. Vedremo se il giudizio cambierà.

Apprezzo molto il tuo intervento che riprende criticamente la BD del passato e ... ti dico come la vedo io.

VERBOSITA': per forza eran verbosi Jacobs e Martin (e gli altri, anche se Graton con M.Vaillant e Weimberg con D.Cooper un po' meno anche perchè avevano 2 tavole a settimana): i 2 uscivano con SOLO 1 tavola a settimana e la storia (normalmente allora di 62 pp.) durava un anno e qualche mese!

VIGNETTE PICCOLE: mah, tieni presente che se le leggi nell'edizione nostrana Nova Express si sono piccole ma nel loro formato originale sul settimanale Tintin eran molto più grandi eh. Erano cmq funzionali alla "verbosità della tavola" che doveva dare molto all'interno di una sola tavola (diciamo almeno un paio di minuti di lettura eh).

RAFFRONTO TRA I 2 DISEGNATORI: la prima storia di Martin LA GRANDE MINACCIA a me sembra disegnata quasi uguale a quella di Jacobs in LA GRANDE PIRAMIDE (storia che era appena terminata su Tintin quando Martin inizia con Lefranc).
Immagino l'incazzatura di Jacobs che (data l'età: aveva 3 anni più di Hergè e soprattutto 17 più di Martin che era quindi il giovincello del settimanale anche se , con ALIX, molto lanciato).
Con il suo prestigio enorme in redazione impone di far smettere Lefranc (che sarà ripreso con URAGANO DI FUOCO solo 6 anni dopo e (sarà un caso?) con un disegno assai diverso e non più somigliante a Jacobs.

JACOBS-MARTIN: non c'è confronto per me tra la genialità di Jacobs e l'onesto lavoro di sceneggiatura di Martin di cui ho letto una metà delle storie di Lefranc e qualcuna di Alix: storie per me assai deludenti e noiose tranne qualcosa di Lefranc.
Lefranc si lancia definitivamente con frequenza nel settimanale solo quando è chiaro che Jacobs, dopo LA TRAPPOLA DIABOLICA, si prende una lunga pausa dal lavoro (per me LA TRAPPOLA è l'ultima opera geniale di Jacobs).

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