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> Fumetti che invecchiano male: quale giudizio?, Tintin, Tex, Supereroi e strisce anni 30
 
VIPERFRITZ
Inviato il: Giovedì, 23-Lug-2020, 11:04
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Little Nemo
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Questo topic per affrontare assieme a voi un tema che, per l'ennesima volta, ho visto emergere in vari topic riguardanti fumetti che in questo periodo leggo.

Nello specifico mi riferisco a TinTin (questo in particolare il motivo perchè ho aperto qui questo topic).
Pur avendocelo da tempo ho deciso di cominciarne la lettura in questi giorni e, per pura casualità, sbircio sul forum e vedo che qualcun altro ha fatto la stessa scelta, e nel topic di TinTin si discute sui disegni e sulla scrittura, in particolare dei primissimi albi di Hergè.

Ecco quindi che su questa discussione, la maggior parte delle volte, si scontrano 2 posizioni, che per semplicità io chiamerò:

I TRADIZIONALISTI vs I FUTURISTI

I primi sono coloro che sono cresciuti con le opere di vecchia data, o che anche avendole recuperate in un secondo tempo si calano nel mood e nel contesto dell'epoca.
Guardano a certe opere anche con il senno di poi, spesso minimizzandone i difetti dovuti all'età dell'opera (o alla giovane età dell'autore), massimizzandone invece il valore in quanto opera germinale di quello che poi sarà stato un autore o un'opera che ha fatto la storia del fumetto.

I secondi sono coloro che, giovani o meno, prendono in mano un'opera datata per la prima volta e ne esprimono un giudizio attualizzandone l'esperienza allo scenario presente delle produzioni fumettistiche, e del contesto generale, con un approccio spesso critico (es. "voglio proprio vedere se è bello come dicono tutti" o "a me non ha mai ispirato, ma se tutti ne parlano avrà delle qualità"..), minimizzandone l'impatto storico sul media, esprimendo un giudizio comunque scevro da nostalgie ed affetti personali.


Potrei dire che mi pongo in mezzo a queste due posizioni, tuttavia mi piace tendere verso la seconda fazione, se si parla di giudizio.
Ovviamente cercando di pareggiare pregiudizi critici ed aspettative nostalgiche: non mi piace pormi aprioristicamente nei confronti di un'opera e, quando sento di avere pulsioni dovute ad affetto, cerco di metterle da parte, o comunque soppesarle.


In tal senso per giudicare al meglio un'opera, dal mio punto di vista, occorre comunque una scissione.
Andrebbe giudicata l'esperienza che offre oggi, a prescindere da qualsiasi età e contesto in cui è stata scritta l'opera, per poi esprimerne una critica storica a parte.

Per intenderci:
Ieri ho letto Nel Paese Dei Soviet.
L'ho trovata una lettura davvero Pessima.
Per tratto, sceneggiatura...come esperienza in generale appunto.

Reputo pertanto giusto giudicarlo per l'esperienza che mi ha offerto.

Poi, in un secondo momento, soppesando il contesto ed il periodo in cui veniva scritta, e l'importanza che ha avuto sul fumetto, posso riconoscerne le attenuanti, valorizzarne l'importanza autoriale eccetera.

Sull'esempio TinTin mi fermo qui perchè ho letto solo le prime due opere al momento, non conosco il resto della produzione (mi auspico solo che negli anni il modo in cui è scritto si sia evoluto vertiginosamente).

Passiamo ad un'opera di cui conosco tanto le opere del passato quanto quelle del presente: Tex.

In questo periodo, oltre a portare avanti la lettura delle uscite di tex in edicola, ho rifatto un restart, ripartendo da capo, dal numero 1.

Qui l'esperienza non è stata altrettanto pessima, ma diciamo fatica spesso ad arrivare alla sufficienza.
Leggendole nello stesso periodo, mi vien facile fare un parallelismo tra la lettura dei primi numeri di tex e quelli in edicola oggi e, a livello di disegno e di storie, il piacere della lettura non è minimamente comparabile.
Però, come spesso accade, se si prova a rendere pubblica questa opinione, sembra che i disegni di Galep siano per molti intoccabili, per non parlare di Bonelli.

Spesso il leit motiv è: "non si possono comparare...appartengono ad ere e situazioni diverse..."

Secondo me questo è un errore.
Perchè è chiaro che non le voglio paragonare per giudicare Bonelli come autore o Galep come scrittore rispetto agli standard moderni. Loro stessi ai giorni nostri non avrebbero scritto quelle storie o disegnato in quel modo...quindi questo si, sarebbe assurdo.

Ma la mia esperienza di lettura può essere stata più o meno piacevole, e questa è generata da uno o l'altro albo.

Ecco quindi che secondo me è giusto dare il proprio giudizio personale sulla propria esperienza di lettura.

Questo ovviamente porta con se implicitamente la tesi secondo cui non può esistere giudizio oggettivo su queste opere.
La soggettività avrà sempre e comunque il suo impatto, in base alle proprie esperienze fatte, che hanno formato a loro volta anche i nostri gusti, che si cerchi o meno di rimanere quanto più oggettivi possibile.

L'unica oggettività può essere espressa dai dati, quando verificati ed inoppugnabili.


Ecco pertanto il motivo per cui ritengo giusto poter dire di Tintin nel paese dei Soviet che è Pessimo.
O meglio, un'esperienza di lettura oggigiorno pessima.

Poi che come opera ne vada riconosciuta l'importanza, che constatando i tempi si possano riconoscere i meriti dell'autore su determinati retroscena o giustificare l' approccio su certe tematiche come nel n.2, trovo sia altrettanto equo.


Fortunatamente non è sempre così. Ci sono fumetti davvero di qualità che sanno resistere meglio all'incedere del tempo e superare molti fumetti moderni nonostante lo stile e gli anni, o proprio perchè hanno uno stile clamoroso...mi viene in mente Jacobs con Blake & Mortimer.


Questo il mio punto di vista.

Fatemi sapere il vostro e...ditemi quando aspettarmi un balzo nella scrittura nella serie TinTin, che spero compia non troppo in là con il numero di avventure, visto che comunque ho deciso di leggermelo tutto.
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largand
Inviato il: Giovedì, 23-Lug-2020, 11:26
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Ufo Robot
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QUOTE (VIPERFRITZ @ Giovedì, 23-Lug-2020, 11:04)
Passiamo ad un'opera di cui conosco tanto le opere del passato quanto quelle del presente: Tex.

In questo periodo, oltre a portare avanti la lettura delle uscite di tex in edicola, ho rifatto un restart, ripartendo da capo, dal numero 1.

Qui l'esperienza non è stata altrettanto pessima, ma diciamo fatica spesso ad arrivare alla sufficienza.
Leggendole nello stesso periodo, mi vien facile fare un parallelismo tra la lettura dei primi numeri di tex e quelli in edicola oggi e, a livello di disegno e di storie, il piacere della lettura non è minimamente comparabile.
Però, come spesso accade, se si prova a rendere pubblica questa opinione, sembra che i disegni di Galep siano per molti intoccabili, per non parlare di Bonelli.

Spesso il leit motiv è: "non si possono comparare...appartengono ad ere e situazioni diverse..."

Secondo me questo è un errore.

Sono in parte d'accordo.
Ho letto Tex per diversi anni, tra la fine degli anni '60 ed i primi anni '70, ed è vero quando dici che il primo Galep non è...eccelso.
Il Galep le cose migliori le ha fatte, secondo me, dal 1964-1965 in poi.

Non è lesa maestà.
Diversi disegnatori di fumetti hanno dato il loro meglio strada facendo. Basta ricordarsi le prime tavole del "Flash Gordon" di Alex Raymond e paragonarle con le sue stesse tavole di appena due-tre anni dopo, sempre su Flash Gordon.
O il primo Mandrake di Phil Davis ed il Mandrake di Davis di appena 10 anni dopo.

Esistono decine di esempi di questo genere.

Quanto è capitato a te era successo pure a me.
Dopo aver letto gli albi di Tex intorno al 90 (parliamo di più di 50 anni fa) mi capitò di trovare sulle bancarelle dell'usato alcuni primissimi numeri di Tex (dall'1 al 7) e li acquistai subito.
Fu un vero shock vedere gli "acerbi" disegni di Galep rispetto a quanto avevo appena letto ("La sconfitta", Supertex", "El Morisco", "La Sierra Encantada") e QUEL Galep.
Il Galep è stato un grandissimo, questo non lo si nega, ma è anche vero che all'inizio era ancora molto lontano dal suo miglior rendimento.
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rimatt
Inviato il: Giovedì, 23-Lug-2020, 11:43
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Però a me Galep piaceva moltissimo anche subito. Anzi, quel Galep "raymondiano" è il mio preferito. Gusti, certo, ma adoro quello stile di disegno. Veloce e magari meno rifinito di quanto sarebbe stato in seguito, ma la qualità c'era già. E la scrittura di Bonelli... beh, mi piace parecchio anche oggi. Datata lo è, nel senso che si capisce che non sono fumetti scritti oggi, ma vanno contestualizzati non solo per quanto riguarda l'epoca, ma anche per quanto riguarda il formato: erano strisce, avevano tempi e ritmi di lettura diversi.

Detto ciò, i primi Tintin fanno un po' cadere le braccia, specie il primo, ma a quanto ricordo nel giro di 3/4 albi la situazione migliora parecchio.

Poi va anche detto che ci sono degli evergreen totali, che letti oggi risultano divertenti come all'epoca dell'uscita. Penso per esempio alle strisce di Segar, rilette di recente con grande spasso, o ai fumetti di Carl Barks, o a quelli di Goscinny, che hanno decenni e decenni sul groppone ma non sono invecchiati di un giorno.
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bgh
Inviato il: Giovedì, 23-Lug-2020, 11:55
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Si scrive Tintin.
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absoluto
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Fletto i muscoli e sono nel vuoto
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QUOTE (bgh @ Giovedì, 23-Lug-2020, 11:55)
Si scrive Tintin.

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texhnolyze
Inviato il: Giovedì, 23-Lug-2020, 14:01
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Spirito con la Scure
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La contestualizzazione e l'attualizzazione sono la stessa cosa, quando si fa un confronto, uno dei due va trasportato nell'età di riferimento. Quindi esistono gli anti-storici, che leggono solo per piacere personale, e chi sa contestualizzare. Avere 100 milioni di dollari nel 1940 non è la stessa cosa di avere 100 milioni di dollari oggi. Il discorso non è tanto differente con le forme d'arte.
E' chiaro che ci sono forme d'arte in cui 50 anni sono poca cosa e in altre in cui 10 anni sono un'eternità, in un determinato periodo. Ci sono cose che non si sono evolute, ma al contrario sono peggiorate, tipo la musica pop, i film commerciali, ecc. Quelli di oggi sono ignobili rispetto a quelli degli anni '50-'80 e frega nulla se per il gusto di oggi la stragrande maggioranza reputa antiquate certe opere, ma se parliamo di giudizio allora si devono tirare in ballo gli elementi che costituiscono il linguaggio di quella forma d'arte ed analizzarli.
Spesso si cade nell'errore di dare sin troppa importanza alle glorie del passato, ma chi non contestualizza non ha voce in capitolo, detto brutalmente. E' impossibile scindere il valore effettivo da quello storico. Chi viene dopo è sempre avvantaggiato dal fatto che c'è e ci sono stati altri che hanno già percorso quella strada. A meno che tu non sia un capofila e sarai riferimento per altri. Per dire, se tu oggi fai gli stessi errori di Hergé, mostri le stesse ingenuità, ecc., sei oltremodo pessimo. Ma anche se fai gli errori per gli standard odierni non è che sei migliore di Hergé in quel periodo … Infatti, è molti più utile e facile confrontare quelle storie di Tintin con i suoi coetanei. Anche se i primi 2 episodi non sono i migliori fumetti del periodo, ma sicuramente non sono pessimi.
C'è un'altra grande differenza però, quasi tutti gli altri erano strip, Tintin lo era?
Non si può tirare in ballo Blake e Mortimer, che è iniziato nel '46, se lo scopo è confrontarlo con quei Tintin, poiché 17 anni in quel periodo sono un'enormità in quanto il medium stava ponendo le basi. Mentre le differenze dal 2003 al 2020 sono poca roba. Questo per dire che la contestualizzazione non è mica prendere un titolo vecchio e un altro vecchio ma più giovane dell'altro.
Il Tex degli esordi non l'ho letto e non ci tengo a farlo, ma le strip di quegli anni proponevano comunque roba alla Rip Kirby, si deve capire questo.


--------------------
Vendo
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VIPERFRITZ
Inviato il: Giovedì, 23-Lug-2020, 14:49
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Little Nemo
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QUOTE (texhnolyze @ Giovedì, 23-Lug-2020, 13:01)
La contestualizzazione e l'attualizzazione sono la stessa cosa, quando si fa un confronto, uno dei due va trasportato nell'età di riferimento. Quindi esistono gli anti-storici, che leggono solo per piacere personale, e chi sa contestualizzare. Avere 100 milioni di dollari nel 1940 non è la stessa cosa di avere 100 milioni di dollari oggi. Il discorso non è tanto differente con le forme d'arte.
E' chiaro che ci sono forme d'arte in cui 50 anni sono poca cosa e in altre in cui 10 anni sono un'eternità, in un determinato periodo. Ci sono cose che non si sono evolute, ma al contrario sono peggiorate, tipo la musica pop, i film commerciali, ecc. Quelli di oggi sono ignobili rispetto a quelli degli anni '50-'80 e frega nulla se per il gusto di oggi la stragrande maggioranza reputa antiquate certe opere, ma se parliamo di giudizio allora si devono tirare in ballo gli elementi che costituiscono il linguaggio di quella forma d'arte ed analizzarli.
Spesso si cade nell'errore di dare sin troppa importanza alle glorie del passato, ma chi non contestualizza non ha voce in capitolo, detto brutalmente. E' impossibile scindere il valore effettivo da quello storico. Chi viene dopo è sempre avvantaggiato dal fatto che c'è e ci sono stati altri che hanno già percorso quella strada. A meno che tu non sia un capofila e sarai riferimento per altri. Per dire, se tu oggi fai gli stessi errori di Hergé, mostri le stesse ingenuità, ecc., sei oltremodo pessimo. Ma anche se fai gli errori per gli standard odierni non è che sei migliore di Hergé in quel periodo … Infatti, è molti più utile e facile confrontare quelle storie di Tintin con i suoi coetanei. Anche se i primi 2 episodi non sono i migliori fumetti del periodo, ma sicuramente non sono pessimi.
C'è un'altra grande differenza però, quasi tutti gli altri erano strip, Tintin lo era?
Non si può tirare in ballo Blake e Mortimer, che è iniziato nel '46, se lo scopo è confrontarlo con quei Tintin, poiché 17 anni in quel periodo sono un'enormità in quanto il medium stava ponendo le basi. Mentre le differenze dal 2003 al 2020 sono poca roba. Questo per dire che la contestualizzazione non è mica prendere un titolo vecchio e un altro vecchio ma più giovane dell'altro.
Il Tex degli esordi non l'ho letto e non ci tengo a farlo, ma le strip di quegli anni proponevano comunque roba alla Rip Kirby, si deve capire questo.

Hai dato esempio preciso della categoria "tradizionalista" che ho descritto.

Nel modo in cui hai sottolineato l'importanza del contestualizzare, negli esempi che hai fatto, traspare proprio questo senso di "tributo" nei confronti degli autori, coloro che hanno tracciato il sentiero.

Ma secondo me ci si dovrebbe porre una domanda quando si fruisce di un "media", in questo caso il fumetto:

Leggo un fumetto per appassionarmi ad una storia, per immedesimarmi, per emozionarmi ed al contempo godere del contesto grafico delle tavole...
...o per studiare la storia del fumetto, l'evoluzione della tecnica della rappresentazione, e farmi una cultura in tal senso?


Il 90% risponderà "entrambe", ed io sono tra questi.
Nel senso che di certo non nego l'importanza dell'aspetto storico e culturale.
Se un media mi appassiona particolarmente, certo che ne voglio conoscere i retroscena, gli autori che ne hanno fatto la storia, eccetera...
Personalmente mi capita ormai più spesso di appassionarmi a serie del passato che non a serie a fumetti moderni.

Detto questo, da qualsiasi media io preferisco prima che questo mi sappia emozionare e coinvolgere, poi, su un secondo piano di fruizione, me ne interesso dal punto di vista storico.

Tornando all'esempio di Tintin, Nel paese dei Soviet all'epoca poteva esser visto come un fumetto fantastico, coraggioso per i temi trattati, unico per il suo umorismo, d'avanguardia per la sua struttura...

Certo, e questo, per l'importanza che rappresenta nella storia di questo media, ne fa un capitolo imprescindibile. Non è mio intento togliergli alcun meritato piedistallo in tal senso.

Ma fruendo dell'opera in se, al di fuori di uno spaccato politico dell'epoca, che quasi annega nella sua sceneggiatura e nella scrittura dei personaggi, oggi come oggi mi diventa una lettura che mi diverte poco, mi appassiona poco, non mi appaga la vista.

Tutto questo pur avendo pienamente imbracciato la consapevolezza di trovarmi di fronte ad un fumetto ben datato e particolare.
Voglio dire: è una mia abitudine abbastanza consolidata mettermi alla lettura di ogni tipo di fumetto, di ogni tipo di epoca.
Non è come strappare di mano dragonball ad un quindicenne che legge solo manga ed obbligarlo a fruire del vecchio Tintin al suo posto...la stragrande maggioranza mi sputerebbe in faccia.

Ecco pertanto che a mio avviso è più onesto scindere il giudizio di un fumetto nelle sue due parti: da un lato la pura esperienza, all'atto della lettura, dall'altro il calare l'opera e gli autori nel loro contesto, per quanto concerne il tributo storico.
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bgh
Inviato il: Giovedì, 23-Lug-2020, 15:07
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Però stai continuando a prendere un esempio sbagliato.

Nel Paese dei Soviet non piaceva neanche a Hergé, tant'è che decise di non ridisegnarla mai! Né vi è alcun tintino[logo/filo] che lo consideri un capolavoro!

Nella celebre intervista-fiume rilasciata a Numa Sadoul (Tintin et moi), l'autore ne parla con toni imbarazzati, e giusto perché il suo interlocutore gli fa domande in proposito. Anche In Congo ha ricevuto e continua a ricevere duri attacchi da certi segmenti della critica, ma per quanto riguarda quella Hergé non si fa tutti questi scrupoli e ne discorre tranquillamente.

Il problema per il lettore italiano è che da noi la saggistica su Hergé è quasi inesistente, e che quasi tutte le edizioni non presentano un cenno di informazione. Altrimenti saprebbe che Nel Paese dei Soviet venne scritta da Hergé con l'abbé Walletz che gli dettava quasi la trama da sopra le spalle: il celebre direttore del Vingtième Siecle e del Petit Vingtième, figura oscura e ultra-conservatrice, alla quale si deve in buona misura anche la creazione dello stesso Tintin (sì, proprio così).

Se ci fosse qualche editore dotato di buona volontà, tradurrei io stesso uno o due volumi introduttivi su Hergé...



La discussione è insomma fallata a monte: stai cercando di giustificarti perché Nel Paese dei Soviet non ti è piaciuta, quando l'opinione comune è che sia a tutti gli effetti un fumetto mediocre o proprio brutto.
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VIPERFRITZ
Inviato il: Giovedì, 23-Lug-2020, 15:31
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Little Nemo
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QUOTE (bgh @ Giovedì, 23-Lug-2020, 14:07)
Però stai continuando a prendere un esempio sbagliato.

Nel Paese dei Soviet non piaceva neanche a Hergé,

Beh, prendo questo perchè è quello che ho avuto sotto gli occhi in questi giorni.

Ieri sera avevo cominciato anche Tintin in Congo e, ok, il passo avanti è clamoroso dal punto di vista grafico, ma sulla sceneggiatura lo è solo in parte.

Voglio dire che certa scontatezza di certe battute e situazioni, certa linearità della trama, la scrittura piuttosto basica dei personaggi, è figlia di quei tempi.

E questo, lo sottolineo, a prescindere dalle situazioni tacciabili di razzismo ed anti-animalismo di cui è pervaso, che sarebbe disonesto incriminare oggi.
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bgh
Inviato il: Giovedì, 23-Lug-2020, 15:35
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QUOTE (VIPERFRITZ @ Giovedì, 23-Lug-2020, 15:31)
QUOTE (bgh @ Giovedì, 23-Lug-2020, 14:07)
Però stai continuando a prendere un esempio sbagliato.

Nel Paese dei Soviet non piaceva neanche a Hergé,

Beh, prendo questo perchè è quello che ho avuto sotto gli occhi in questi giorni.

Ieri sera avevo cominciato anche Tintin in Congo e, ok, il passo avanti è clamoroso dal punto di vista grafico, ma sulla sceneggiatura lo è solo in parte.

Voglio dire che certa scontatezza di certe battute e situazioni, certa linearità della trama, la scrittura piuttosto basica dei personaggi, è figlia di quei tempi.

E questo, lo sottolineo, a prescindere dalle situazioni tacciabili di razzismo ed anti-animalismo di cui è pervaso, che sarebbe disonesto incriminare oggi.

Il "passo avanti" non esiste: la storia venne ridisegnata nel 1946 da Hergé e Jacobs, e messa in colori da quest'ultimo.
La prima versione era del tutto analoga a Tintin nel Paese dei Soviet. Ovviamente uno stile non può cambiare così di punto in bianco.

Altro problema per il lettore italiano: districarsi fra le varie versioni di Tintin.
Intendiamoci, non è colpa tua, ma dell'editoria italica che non fornisce alcuno strumento per poter capire la complessa vicenda artistica di Tintin.

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VIPERFRITZ
Inviato il: Giovedì, 23-Lug-2020, 15:40
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QUOTE (bgh @ Giovedì, 23-Lug-2020, 14:35)

Il "passo avanti" non esiste: la storia venne ridisegnata nel 1946 da Hergé e Jacobs, e messa in colori da quest'ultimo.
La prima versione era del tutto analoga a Tintin nel Paese dei Soviet. Ovviamente uno stile non può cambiare così di punto in bianco.

Altro problema per il lettore italiano: districarsi fra le varie versioni di Tintin.

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Immaginavo.

Per questo chiedevo poi, in un'analisi della serie dal primo numero a quelli moderni, dov'è che si potesse scorgere lo "stacco" più netto, un miglioramento marcato e percepibile, soprattutto nella scrittura?
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bgh
Inviato il: Giovedì, 23-Lug-2020, 15:43
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Posto che l'evoluzione del disegno nelle prime storie non si può valutare leggendo le moderne edizioni a colori (bisogna recuperare gli albi in bianco e nero, che però non sono mai stati tradotti in italiano: occasione sprecata l'ultima collana da edicola, visto che l'originale iniziativa francese su cui si basava - gli Archives Tintin - li comprendeva), dal punto di vista della scrittura per me il primo capolavoro di Hergé, il primo gran balzo in avanti è Lo scettro di Ottokar, come avevo già consigliato ad absoluto in un altro topic. Racconta di un colpo di Stato, che è in realtà la parodia grottesca e distorta dell'Anschluss austriaco che si stava verificando negli stessi mesi in cui Hergé la realizzò. La storia più politica dell'autore, assieme a Coke in stock e ai Picaros.
Da lì in poi un livello molto alto, con qualche piccolo occasionale tonfo (come Coke in stock che ho sopra citato, una storia che non ho mai ben capito).

Caso a parte le ultime due avventure (finite, intendo: l'incompiuto Alph-Art è ancora un'altra vicenda), realizzate quando a Hergé il personaggio iniziava a diventare stretto, e i suoi interessi stavano muovendosi verso altri lidi (come l'arte contemporanea).
Non brutte, non posso proprio dirlo, ma... strane, questo sì.
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tom sawyer
Inviato il: Giovedì, 23-Lug-2020, 15:52
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QUOTE (texhnolyze @ Giovedì, 23-Lug-2020, 13:01)
La contestualizzazione e l'attualizzazione sono la stessa cosa, quando si fa un confronto, uno dei due va trasportato nell'età di riferimento. Quindi esistono gli anti-storici, che leggono solo per piacere personale, e chi sa contestualizzare. Avere 100 milioni di dollari nel 1940 non è la stessa cosa di avere 100 milioni di dollari oggi. Il discorso non è tanto differente con le forme d'arte.
E' chiaro che ci sono forme d'arte in cui 50 anni sono poca cosa e in altre in cui 10 anni sono un'eternità, in un determinato periodo. Ci sono cose che non si sono evolute, ma al contrario sono peggiorate, tipo la musica pop, i film commerciali, ecc. Quelli di oggi sono ignobili rispetto a quelli degli anni '50-'80 e frega nulla se per il gusto di oggi la stragrande maggioranza reputa antiquate certe opere, ma se parliamo di giudizio allora si devono tirare in ballo gli elementi che costituiscono il linguaggio di quella forma d'arte ed analizzarli.
Spesso si cade nell'errore di dare sin troppa importanza alle glorie del passato, ma chi non contestualizza non ha voce in capitolo, detto brutalmente. E' impossibile scindere il valore effettivo da quello storico. Chi viene dopo è sempre avvantaggiato dal fatto che c'è e ci sono stati altri che hanno già percorso quella strada. A meno che tu non sia un capofila e sarai riferimento per altri. Per dire, se tu oggi fai gli stessi errori di Hergé, mostri le stesse ingenuità, ecc., sei oltremodo pessimo. Ma anche se fai gli errori per gli standard odierni non è che sei migliore di Hergé in quel periodo … Infatti, è molti più utile e facile confrontare quelle storie di Tintin con i suoi coetanei. Anche se i primi 2 episodi non sono i migliori fumetti del periodo, ma sicuramente non sono pessimi.

Quotissimo.

Aggiungo una cosa. Basta leggere romanzi di epoche anche remote per accorgersi che non c'e' generazione di lettori / spettatori che non si ritenga piu' "scafata" e "intelligente" delle generazioni precedenti, viste sempre come piu' ingenue e facili da "imbrogliare". Per cui o crediamo veramente che fumetti / romanzi / film / musica / eccetra non facciano costantemente che migliorare da secoli o che anche solo diventino sempre piu' sofisticati (e mi scappa giusto da ridere), o semplicemente in ogni epoca c'e' una larga fetta di lettori / spettatori / ecc. che se la canta e se la suona, un po' per pigrizia, un po' perche' e' sempre bello sentirsi piu' furbi di qualcun altro.

Naturalmente c'e' anche la pigrizia contraria di non voler leggere il presente rifugiandosi in un passato "classico", intoccabile ed edulcorato.

Contestaualizzando come si devono le cose si eviterebbero entrambi i tipi di paraocchi.
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dream-picker
Inviato il: Giovedì, 23-Lug-2020, 16:37
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Surfista d'Argento
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QUOTE (VIPERFRITZ @ Giovedì, 23-Lug-2020, 15:40)
QUOTE (bgh @ Giovedì, 23-Lug-2020, 14:35)

Il "passo avanti" non esiste: la storia venne ridisegnata nel 1946 da Hergé e Jacobs, e messa in colori da quest'ultimo.
La prima versione era del tutto analoga a Tintin nel Paese dei Soviet. Ovviamente uno stile non può cambiare così di punto in bianco.

Altro problema per il lettore italiano: districarsi fra le varie versioni di Tintin.

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Immaginavo.

Per questo chiedevo poi, in un'analisi della serie dal primo numero a quelli moderni, dov'è che si potesse scorgere lo "stacco" più netto, un miglioramento marcato e percepibile, soprattutto nella scrittura?

Tintin è come la corrazzata Potemkin
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Moreno Roncucci
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Detective dell'Impossibile
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Credo che il porre la questione come "TRADIZIONALISTI vs I FUTURISTI" sia un errore, e facendo partire la discussione da questa strana separazione dei lettori in due "specie" porta a conclusioni farlocche.

In realtà è un esperienza comunissima che leggendo cose del passato, alcune siano apprezzate e altre no. In gran parte per motivi di gusto, certo, ma a volte è anche un problema di comprensione. Ritornando a leggere cose che ho letto anni fa, le ho molto rivalutate. Altre invece mi hanno profondamente deluso.

Cosa sono, un "tradizionalista intermittente"? Può darsi, visto che mi trovo continuamente a discutere con filistei che non si accorgono della grandezza delle prima storie di Tex, e subito dopo, con le stesse persone, devo difendere Zerocalcare da accuse assurde che li fanno sembrare dinosauri retrogradi...
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il punto, piuttosto, è il linguaggio. è SAPERE PARLARE LA LINGUA. La gente che non "capisce" le prime storie di Tex, semplicemente non ne parla il linguaggio. Esattamente come non parla quello di Zerocalcare. Non è questione di epoca, è questione di interpretare e, perchè no, inquadrare un testo nel suo contesto storico. Si tratta di capire quanto fosse rivoluzionario Tex ma anche di come Zerocalcare non parli di merendine, ma di una realtà attuale che però molti lettori ultracinquantenni ignorano.

Il saper "parlare la lingua" è un processo continuo, non è che a un certo punto dici "ah, adesso le parlo tutte e capirò sempre tutto", ogni lettura ti può far scoprire lingue diverse. E non è nemmeno detto che l'opera sia migliore quando la capisci meglio, magari scopri che quello che ti pareva una profonda saggezza, invece è una risciacquatura di piatti che senza fantasia scopiazza opere precedenti molto superiori.

E poi ovviamente ci sono i gusti personali, che si intersecano con tutto questo.

Ma una persona non contestualizza mai non è in grado nemmeno di leggere un libro ambientato a 15 chilometri di distanza da casa sua, mentre uno che contestualizza sempre dovrebbe essere onnisciente. Più che categorie mi sembrano mostri da Circo Barnum...
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