ADDIO a GIANPAOLO PANSA
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Fletto i muscoli e sono nel vuoto
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1 - i nostalgici come l'utente Tex dovrebbero sciacquarsi la bocca prima di parlare della lotta partigiana che, gli piaccia o meno, è stata parte fondante della Repubblica nella quale vivono. 2 - sono pronto a scommettere che molti di quelli che Pansa lo hanno celebrato negli ultmi suoi anni di vita quei libri non li abbiamo veramente letti. Ovviamente è una mia opinione personale. 3 - non è un'opinione invece che i volumi editati da Pansa non sono stati scritti seguendo un metodo storiografico. Invito a leggere questo articolo di da cui estraggo la parte cruciale e non opinabile: Quelli del ciclo dei vinti non sono libri di storia soprattutto per tre motivi:
1) i riferimenti alle fonti sono sistematicamente omessi, il che rende ardua la verifica delle tesi sostenute dall’autore;
2) l’onere della prova è costantemente rovesciato: per «onere della prova» si intende che chi fa un’affermazione deve dimostrarla. È una regola elementare, che vale nei processi tanto quanto in storiografia. Invece Pansa era solito affermare senza provare. Sollecitato a farlo, ribaltava sui suoi critici il compito di dimostrare la falsità delle sue affermazioni;
3) Per mettersi al riparo da queste due fondamentali obiezioni di metodo, Pansa sosteneva le sue tesi antipartigiane da dietro lo schermo della fiction narrativa: ad esempio, Il sangue dei vinti è una conversazione tra Pansa e un personaggio d’invenzione, la bibliotecaria Livia Bianchi; Eia eia alalà è costruito sul trito espediente narrativo del memoriale ritrovato: in questo caso, anzi, consegnato a Pansa da un altro personaggio femminile d’invenzione, la figlia d’un finanziatore di squadristi. Nel battage pubblicitario e in generale nella ricezione dell’opera di Pansa, però, gli elementi di fiction sono scomparsi, e i libri del Ciclo dei vinti passano per ciò che non sono, cioè saggi. Di più: saggi che raccontano verità scomode, di cui nessuno parla, la bildung antifascista dell’autore a fare da garante della loro veridicità. In retorica si parlerebbe di argumentum ex auctoritate: se Pansa, «che è antifascista», scrive che i partigiani hanno commesso quell’eccidio, pianificato quella strage, ammazzato senza motivo quei poveri civili inermi, vuol dire che dev’essere vero.
Come ha scritto Wu Ming 1: Come ha scritto Wu Ming 1: i libri di Pansa, «presentati come inchieste storiche, sono in realtà, in gran parte, opere di fiction. È stato dimostrato, più volte si sono sviscerate le tecniche e gli stratagemmi a cui Pansa ha fatto ricorso da Il sangue dei vinti in poi. […] Ma finora è servito a poco: Pansa se ne frega(va), tira(va) diritto e continua(va) a scodellare quasi-romanzi spacciati per tutt’altro».
Ovviamente il mio post non ha la pretesa di far cambiare idea ai nostalgici di Salò presenti sul forum. Qualcuno con un minimo di spirito critico però potrebbe trovarci spunti interessanti.
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Barbaro Cimmero
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Premetto di essere concorde con chi sostiene che Gia Mpaolo Pansa non vada giudicato uno storico e che in tema di revisionismo storiografico (sebbene come faccia presente giustamente Cardini il lavoro degli storici non può non essere revisione continua) è stato scritto di meglio sia prima sia dopo di lui, ma non apprezzo molto neanche l'impostazione dell'articolo dove lo si vuol far passare neanche tanto velatamente come un cripto-totalitario impegnato con tutte le sue forze a sdoganare di nuovo il fascismo nella società italiana, Pansa, ricordiamolo, apparteneva nelle sue parole ad una fazione di sinistra anti-sovietica e fin da giovane aveva puntato il dito contro l'influenza negativa che il PCI e movimenti affini esercitavano nella società italiana. Per questo era anche tra gli obiettivi delle BR. Le scelleratezze che elenca in " Il Sangue dei Vinti" sono per la stragrande maggioranza opera di individui o brigate riconducili al quella fazione ideologica. Di queste scelleratezze alcune non sono confermate, diverse sono romanzate (Giuseppina Ghersi), altre sono purtroppo avvenute. Pasolini nell'eccidio di Porzus ci perse il fratello e denunciò senza freni il successivo insabbiamento delle autorità proseguito poi con il negazionismo dell'ANPI, nonostante le vittime fossero partigiani. L'astio suscitato a seguito della pubblicazione del suo libro credo sia difficile da inquadrare nell'ottica di una superficialità delle fonti. Considerato, appunto, che il bersaglio di Pansa erano quasi esclusivamente le brigate di estrema sinistra, che costituivano una parte consistente delle forze partigiane ma non erano la stragrande maggioranza, diventa lecito ritenere che la reazione in sé sia stata motivata dal timore che con la diffusione di quelle nozioni potesse venir meno uno dei comodi paraventi con cui i rimasugli della sinistra radicale, a cui il portale linkato dovrebbe appartenere a giudicare dal tenore degli articoli, hanno giustificato le loro azioni più controverse in seguito, avvantaggiate anche da un certo lassismo del centro e della destra antifascista in merito, va' detto. Volendo approfondire la tematica, si potrebbe persino provare a discutere su quanto davvero determinante sia stato il prezzo di sangue pagato della Resistenza italiana per la Liberazione del paese e, magari, se questo prezzo, forse, non possa essere stato inflazionato nel corso degli anni a discapito di quello di "altri" per nascondere come prima dell'Armistizio il paese fosse ancora sostanzialmente unito sotto il regime. Purtroppo non è ancora un argomento di cui si possa parlare serenamente, quindi è il caso di interrompere qui.
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Asterix
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I certi utenti hanno declinato le loro argomentazioni abbastanza in dettaglio, cosa che invece l'utente stellato continua a non fare. Ci sarebbe da capire poi quanti libri avrà letto del giornalista in questione. Domanda retorica. Per ripetere i solito slogan a cosa serve documentarsi?
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Tex |
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Spirito con la Scure
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Il termine esatto è negazionismo. Ricordo ancora che Pansa fu solo il più famoso. Ci sono altri autori che hanno fatto volumi sull'argomento. Pisanò già citato. Ancora in vita Ginafranco Stella e Roberto Beretta.
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Asterix
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A me la cosa che più rattrista è l'incapacità di argomentare, di avere l'umiltà di studiare il dibattito storiografico e i risultati sino a ora ottenuti. Ci sono vari testi per il grande pubblico, l'ultimo libro è quello di Laterza da me riportato precedentemente, c'è l'oramai classico libro di Pavone "Una guerra civile", De Felice con "Il rosso e il nero" che doveva fare da preambolo all'ultimo tomo incompiuto su Mussolini, Cesare Bermani con "Il nemico interno", Rusconi con "Resistenza e postfascismo" Tutti testi ben scritti e accessibili. Niente di tutto ciò. Si passa da elenchi su Wikipedia a libri di giornalisti dove spesso il problema delle fonti e del contesto è sottostimato.
La dittatura della chiacchiera e dell'opinione tuttologa. Sempre battendosi il petto come paladini del libero pensiero, solo il proprio.
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Barbaro Cimmero
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QUOTE (absoluto @ Giovedì, 16-Gen-2020, 08:22) | Comics Garden: Jacobin è ovviamente una rivista schierata.
Questo non intacca il fatto che i libri di Pansa siano romanzi fatti passare come resoconti storici. I fatti raccontati non sono dimostrati né in larga parte dimostrabili, ciò nonostante vengono utilizzati dai Tex di turno e fascisti vari (basti vedere questa discussione) come veri e propri saggi in cui si dice la Verità e, di conseguenza, chi li mette in dubbio viene tacciato di negazionismo.
Questo al signor Pansa non va perdonato. |
Che Pansa non fosse uno storico l'ho premesso io stesso, ma non era neanche un individuo interessato ad una rivalutazione del fascismo. La strumentalizzazione che è stata fatta del suo lavoro, da gente che spesso nemmeno lo ha letto come tu hai fatto presente, è una responsabilità di chi strumentalizza, non dello strumentalizzato. I neofascisti citano spesso anche De Felice. Cestiniamo pure lui?
Inoltre ho l'impressione che, se alla diffusione del suo libro non fossero seguite le reazioni scandalizzate e le offese personali che conosciamo, i suoi "romanzi scandalistici" avrebbero avuto molto meno eco. Quest'ultimo appunto è una mia personalissima opinione.
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Asterix
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Aspetta. Il tuo ragionamento va bene per il primo volume. Coi successivi il circo mediatico è andato bene a tutti gli attori, il giornalista in primis.
Anyway, se certi utenti del forum avessero letto i libri di Pansa già sarebbe tanto.
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Asterix
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Certo...
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mostro_guerriero |
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Little Nemo
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QUOTE (Comics Garden @ Giovedì, 16-Gen-2020, 00:12) | Premetto di essere concorde con chi sostiene che GiaMpaolo Pansa non vada giudicato uno storico e che in tema di revisionismo storiografico (sebbene come faccia presente giustamente Cardini il lavoro degli storici non può non essere revisione continua) è stato scritto di meglio sia prima sia dopo di lui, ma non apprezzo molto neanche l'impostazione dell'articolo dove lo si vuol far passare neanche tanto velatamente come un cripto-totalitario impegnato con tutte le sue forze a sdoganare di nuovo il fascismo nella società italiana,
Pansa, ricordiamolo, apparteneva nelle sue parole ad una fazione di sinistra anti-sovietica e fin da giovane aveva puntato il dito contro l'influenza negativa che il PCI e movimenti affini esercitavano nella società italiana. Per questo era anche tra gli obiettivi delle BR. Le scelleratezze che elenca in "Il Sangue dei Vinti" sono per la stragrande maggioranza opera di individui o brigate riconducili al quella fazione ideologica. Di queste scelleratezze alcune non sono confermate, diverse sono romanzate (Giuseppina Ghersi), altre sono purtroppo avvenute. Pasolini nell'eccidio di Porzus ci perse il fratello e denunciò senza freni il successivo insabbiamento delle autorità proseguito poi con il negazionismo dell'ANPI, nonostante le vittime fossero partigiani.
L'astio suscitato a seguito della pubblicazione del suo libro credo sia difficile da inquadrare nell'ottica di una superficialità delle fonti. Considerato, appunto, che il bersaglio di Pansa erano quasi esclusivamente le brigate di estrema sinistra, che costituivano una parte consistente delle forze partigiane ma non erano la stragrande maggioranza, diventa lecito ritenere che la reazione in sé sia stata motivata dal timore che con la diffusione di quelle nozioni potesse venir meno uno dei comodi paraventi con cui i rimasugli della sinistra radicale, a cui il portale linkato dovrebbe appartenere a giudicare dal tenore degli articoli, hanno giustificato le loro azioni più controverse in seguito, avvantaggiate anche da un certo lassismo del centro e della destra antifascista in merito, va' detto.
Volendo approfondire la tematica, si potrebbe persino provare a discutere su quanto davvero determinante sia stato il prezzo di sangue pagato della Resistenza italiana per la Liberazione del paese e, magari, se questo prezzo, forse, non possa essere stato inflazionato nel corso degli anni a discapito di quello di "altri" per nascondere come prima dell'Armistizio il paese fosse ancora sostanzialmente unito sotto il regime. Purtroppo non è ancora un argomento di cui si possa parlare serenamente, quindi è il caso di interrompere qui. |
Tutto ciò mi ricorda il clima che si era creato quando uscì il film RED LAND (ROSSO ISTRIA).
A proposito, Pansa parlò nei suo libri anche della questione delle foibe?
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