POLITICA ESTERA, Vol. V
Peter Parker |
|
Imperatrice spifferona
Gruppo: Members
Messaggi: 141680
Utente Nr.: 34
Iscritto il: 30-Giu-2004
Città: Fuffaverso
|
Cyrl Ramaphosa vicepresidente è già diventato "automaticamente presidente ad interim" del Sudafrica, dopo le dimissioni annunciate ieri sera da Jacob Zuma. Il Parlamento lo elegge giovedì capo dello Stato, ha annunciato un comunicato del governo sudafricano.
Per eleggere Ramaphosa probabilmente non sarà neanche necessario un voto. L'ordine del giorno di oggi dell' "Assemblea nazionale" pubblicato sul sito dello stesso Parlamento sudafricano prevede che nella seduta odierna venga chiesto chi sono i candidati per la carica di presidente. "Se viene ricevuta una sola nomina valida, il presidente dell'Assemblea dichiara regolarmente eletto il candidato nominato", si afferma nel testo. Al punto 8 è previsto poi che il neo-eletto presidente parli all'assemblea.
Da settimane Zuma vacillava politicamente sotto la spinta della maggioranza del partito, che vuole presentarsi alle elezioni presidenziali del 2019 con la faccia pulita di Ramaphosa, aveva replicato con un'intervista in tv in cui aveva sfogato al propria amarezza. Zuma ha negato il peso di oltre 700 scandali grandi e piccoli, che vanno da un'inchiesta per illeciti in vendite di armi di vent'anni fa alla ristrutturazione dorata (con fondi pubblici) di una sua residenza.
"Non hanno potuto provare cosa io abbia fatto" di male, ha sostenuto ancora mercoledì il 75enne Zuma, al potere dal 2009 di una delle maggiori economie del continente africano. Il presidente, nel sottolineare di sentirsi una "vittima", ha detto di considerare "molto, in un certo senso, ingiusto" il trattamento che gli viene riservato. Eppure proprio nelle ultime ore la polizia ha compiuto perquisizioni e arrestato almeno cinque persone in un'inchiesta proprio sull'impero economico dei fratelli Gupta, uomini d'affari al centro dell'intreccio di influenze politiche e appalti che ha contribuito alla caduta in disgrazia di Zuma. Il presidente in passato ha già resistito a varie mozioni di sfiducia, ma stavolta l'Anc - il partito che fu di Nelson Mandela, al potere dal 1994 ed erede del movimento che ha liberato il Paese dall'oppressione razzista dei bianchi - ora è in maggioranza contro, e pronta a far giurare Ramaphosa da presidente già venerdì. Anche l'opposizione, che voleva votare la sfiducia il 22, è pronta a contribuire alla sua caduta di cui l'anziano leader è cosciente: con il parlamento contro, ha ammesso Zuma, "sono finito".
|
|
|
Peter Parker |
|
Imperatrice spifferona
Gruppo: Members
Messaggi: 141680
Utente Nr.: 34
Iscritto il: 30-Giu-2004
Città: Fuffaverso
|
MOSCA - Oltre cento russi – c’è chi azzarda persino 200 – sarebbero rimasti uccisi nel raid statunitense della scorsa settimana a Deir el-Zor in Siria. Ma il ministero della Difesa e il Cremlino continuano a negarlo. Ad aver perso la vita lo scorso 7 febbraio sono stati mercenari del Gruppo Wagner, senza un contratto o un rapporto ufficiale con la Difesa. Per la legge russa, l’uso di compagnie private militari è vietato. Perciò i soldati di Wagner morti la scorsa settimana sono “caduti fantasma”, come i circa cento già morti tra il 2015 e il 2017 secondo diverse inchieste. “Le informazioni che gestiamo riguardano i militari delle forze armate. Non abbiamo notizie di altri russi presenti in Siria”, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov. Il primo a denunciare la morte di russi nel raid della scorsa settimana è stato Igor Girkin, un ex comandante dei separatisti filorussi in Ucraina: secondo un suo post sul social VKontakte, almeno due unità tattiche di Wagner sarebbero state colpite dai bombardamenti Usa del 7 febbraio. Il Conflict Intelligence Team (Cit), gruppo con base a Mosca che raccoglie informazioni d’intelligence sulle attività russe militari sotto copertura, ha identificato sinora cinque vittime setacciando i social network: Stanislav Matveev; Aleksej Ladygin e Igor Kosoturov che avevano combattuto in precedenza in Est Ucraina; l’ex cosacco Vladimir Loginov; il nazionalista Kirill Ananiev. Grigorij Javlinskij, leader del partito liberale Jabloko candidato alla presidenza, ha chiesto al presidente Vladimir Putin di rivelare le esatte perdite subite in Russia: “Se ci sono state perdite di vite di cittadini russi su larga scala, le autorità, incluso il comandante in capo delle nostre forze armate, hanno l’obbligo di dirlo al Paese e di decidere chi deve assumersene le responsabilità”. La perdita di così tanti uomini per mano americana, ha osservato Vladimir Frolov, ex diplomatico russo, oggi analista politico, “è un grande scandalo e ragione di una grave crisi internazionale, ma la Russia fa finta che non sia successo”. Riconoscere le perdite umane sarebbe un pericoloso boomerang per Mosca perché vorrebbe dire ammettere l’uso di mercenari. Benché illegali, la Russia – secondo diverse inchieste – dispiegherebbe centinaia di contractor sui fronti caldi sin dagli anni Novanta riuscendo così a partecipare sotto copertura al conflitto in Est Ucraina o a minimizzare le perdite ufficiali in Siria.
|
|
|
Utenti totali che stanno leggendo la discussione: 0 (0 Visitatori e 0 Utenti Anonimi)
Gli utenti registrati sono 0 :
|