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> Il Russiagate/Ucrainagate
 
Peter Parker
Inviato il: Mercoledì, 22-Ago-2018, 09:10
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NEW YORK - Due colpi duri in poche ore per Donald Trump, negli sviluppi dell’inchiesta sul Russiagate. L’ex capo della sua campagna elettorale è stato condannato per frode finanziaria; e il suo ex avvocato personale si è dichiarato colpevole di violazione delle leggi elettorali pagando una porno-star perché tacesse sulla relazione con Trump.

La condanna in primo grado ha colpito Paul Manafort, colui che diresse l’organizzazione elettorale di Trump. Il processo si è concluso con il verdetto della giuria popolare che ha riconosciuto Manafort colpevole di otto capi d’imputazione. Questo processo non coinvolge direttamente il presidente degli Stati Uniti. Manafort era incriminato per aver nascosto milioni di dollari in vari conti bancari all’estero, avere evaso le tasse, aver frodato le banche per ottenere 20 milioni di dollari di prestiti.
La conclusione del processo però è considerata come un test importante per il super-inquirente Robert Mueller, l’ex capo dell’Fbi che dirige l’indagine sul Russiagate. Il fatto che Mueller abbia condotto a termine con successo il filone della sua inchiesta su Manafort – come pubblico accusatore responsabile dell’istruttoria – è un punto a suo vantaggio, prezioso alla luce dei continui attacchi che Trump gli lancia.

L’altra svolta della giornata riguarda Michael Cohen, che fu per anni l’avvocato “factotum” di Trump, colui che risolveva le grane per il tycoon immobiliare. Cohen di fronte alla corte federale di Manhattan si è riconosciuto colpevole di aver violato la legge sul finanziamento della campagna elettorale, col pagamento della porno-star conosciuta col nome d’arte Stormy Daniels. L’ex avvocato personale di Trump ha quindi ammesso che quel pagamento fu compiuto “su richiesta dell’allora candidato”, per comprare il silenzio della donna che aveva avuto una breve relazione con l’immobiliarista newyorchese.

Anche se questi due sviluppi sono negativi per il presidente, nessuno finora riguarda i principali filoni del Russiagate: cioè la possibile collusione Trump-Putin per denigrare Hillary Clinton e influenzare il voto; poi l’eventuale ostruzione alla giustizia quando Trump cacciò il capo della Cia che indagava sull’ingerenza della Russia.

Prima ancora di incassare questi due colpi, nelle ultime settimane Trump aveva ripreso i suoi attacchi contro Mueller definendo la sua inchiesta “una montatura, una caccia alle streghe, fake news”. Ad alimentare il nervosismo del presidente c’è il fatto che si sta avvicinando il momento in cui Mueller lo interrogherà personalmente. I legali del presidente hanno già cercato di creare barriere e ostacoli contro un appuntamento che è denso di rischi.

Per adesso né la condanna di Manafort né l’ammissione di colpevolezza di Cohen hanno rilevanza ai fini dell’impeachment. Che Manafort sia un truffatore non comporta una responsabilità diretta di chi lo ha nominato. In quanto al reato di Cohen, violare la legge elettorale non è sufficiente per far scattare l’impeachment. Ciò che nell’immediato spaventa di più i legali del presidente, è la possibilità che sia lo stesso Trump a infilarsi nei guai, mentendo in una deposizione sotto giuramento, oppure offrendo involontariamente a Mueller la prova di aver voluto intralciare il corso della giustizia.

Visti i precedenti di Richard Nixon e Bill Clinton, si suol dire che “più del reato, fu fatale il tentativo di nasconderlo”. L’irruenza verbale di Trump, la sua abitudine a mentire, sono altrettante trappole disseminate sul percorso da qui alla fine dell’inchiesta. Tutto questo rilancerà le illazioni su possibili gesti clamorosi da parte di Trump, come il licenziamento di Mueller (che è nominato dal Dipartimento di Giustizia) oppure “l’auto-perdono”. In quanto all’eventuale apertura del procedimento d’impeachment, oltre che dalle conclusioni di Mueller molto dipenderà dai rapporti di forze al Congresso dopo l’elezione di mid-term.
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Peter Parker
Inviato il: Mercoledì, 22-Ago-2018, 20:45
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Imperatrice spifferona
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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump "non ha fatto nulla di male. Non ci sono accuse a suo carico". Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders rispondendo a domande dei giornalisti circa le ammissioni da parte dell'ex avvocato del tycoon, Michael Cohen, di aver pagato due donne sotto sua indicazione. Sanders ha quindi definito una "accusa ridicola" quella secondo cui il presidente Trump avrebbe mentito all'opinione pubblica.
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Peter Parker
Inviato il: Giovedì, 23-Ago-2018, 20:55
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(ANSA) - WASHINGTON, 23 AGO - Time Magazine mette ancora una volta il presidente Donald Trump in copertina, che per il nuovo numero in uscita il 3 settembre e' raffigurato mentre annaspa in uno Studio Ovale inondato e riesce appena a mantenere la testa fuori dall'acqua.L'illustrazione e' opera dell'artista Tim O'Brien, che da trent'anni realizza copertine per il magazine, e il riferimento e' all'ammontare dei problemi che il presidente degli Stati Uniti si trova a dover affrontare, a partire dalla vicenda giudiziaria che vede protagonista il suo ex fidatissimo avvocato Michael Cohen.
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Peter Parker
Inviato il: Venerdì, 14-Set-2018, 11:06
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L'ex responsabile della campagna del 2016 di Donald Trump, Paul Manafort, sarebbe vicinissimo a raggiungere un accordo col procuratore speciale che indaga sul Russiagate, Robert Mueller. Manafort - secondo fonti citate da media come Abc e Cnn - sarebbe pronto a patteggiare dichiarandosi colpevole. E sarebbe disposto a collaborare alle indagini volte ad appurare se Trump abbia avuto contatti con Mosca. L'annuncio è atteso nelle prossime ore.
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Peter Parker
Inviato il: Venerdì, 14-Set-2018, 22:29
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(ANSA) - WASHINGTON, 14 SET - Paul Manafort, l'ex capo della campagna elettorale di Donald Trump, si è formalmente dichiarato colpevole oggi in tribunale di due capi di imputazione: cospirazione contro gli Stati Uniti e cospirazione per ostacolare la giustizia. Manafort ha raggiunto un accordo di cooperazione con il procuratore del Russiagate Robert Mueller. (L'accordo raggiunto da Manafort con il procuratore speciale del Russiagate "non ha nulla a che fare con il presidente o con la sua vittoriosa campagna presidenziale del 2016", ha affermato la Casa Bianca.
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Inviato il: Sabato, 15-Set-2018, 20:49
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QUOTE (Peter Parker @ Venerdì, 14-Set-2018, 21:29)
(ANSA) - WASHINGTON, 14 SET - Paul Manafort, l'ex capo della campagna elettorale di Donald Trump, si è formalmente dichiarato colpevole oggi in tribunale di due capi di imputazione: cospirazione contro gli Stati Uniti e cospirazione per ostacolare la giustizia. Manafort ha raggiunto un accordo di cooperazione con il procuratore del Russiagate Robert Mueller. (L'accordo raggiunto da Manafort con il procuratore speciale del Russiagate "non ha nulla a che fare con il presidente o con la sua vittoriosa campagna presidenziale del 2016", ha affermato la Casa Bianca.

Secondo alcune voci che girano nei siti di destra Americani il crimine di cui Manafort si è dichiarato colpevole sarebbe evasione delle tasse, nulla che riguardi Trump insomma. Vedremo.
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Inviato il: Martedì, 18-Set-2018, 20:59
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Trump declassifica alcuni documenti del Russiagate:
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Peter Parker
Inviato il: Martedì, 18-Set-2018, 22:19
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Il presidente Donald Trump ha deciso di declassificare alcuni documenti che riguardano il cosiddetto Russiagate, l’inchiesta che il dipartimento di Giustizia ha affidato allo special counsel Robert Mueller, per far luce sull’interferenza russa durante le elezioni presidenziali di due anni fa, su eventuali collusioni tra Russia e team Trump e su potenziali ostacoli al procedere dell’indagine messi dalla presidenza.

Lunedì pomeriggio (ora di Washington D.C.), la segretaria stampa della Casa Bianca, Sarah Sanders, ha rilasciato una dichiarazione dal suono non banale: “Per ragioni di trasparenza” e in risposta alle richieste del Congresso, il presidente Trump ha ordinato al Dipartimento di giustizia di declassificare immediatamente “un sacco di materiale” relativo al Russia Probe (come gli americani chiamano l’inchiesta di Mueller).

Si tratta di una decisione spinta, che secondo alcuni osservatori potrebbe essere vista anche come un modo per minare l’indagine e creare problemi al lavoro di Mueller – ma il presidente ha diritto legale sulle declassificazioni sul materiale top secret. Oggetto della decisione sono documenti collegati alla vicenda di Carter Page, ex collaboratore del comitato Trump nel settore esteri, finito nell’indagine per aver mentito su alcuni colloqui tenuti con funzionari russi e altre beghe di carattere più amministrativo (Page è stato condannato).

Ma non solo, perché Trump avrebbe richiesto di rendere pubbliche le trascrizioni dei verbali relativi ad altri protagonisti di primo piano, su tutti James Comey, il direttore dell’Fbi che il presidente ha rimosso dal suo incarico perché stava spingendosi troppo a fondo nell’indagine sulla Russia che lui stesso conduceva; fu la rimozione di Comey a spingere il dipartimento a nominare un consulente speciale per gestire l’indagine.

Dunque, di fatto, Trump ha deciso di pubblicare documenti riservati, anche sensibili, su un’indagine in corso che riguarda la sua presidenza, il suo comitato elettorale, i suoi uomini. Attenzione: rilascio “without redaction” avrebbe prescritto il presidente, ossia senza inserire omissis o editare il testo verbalizzato. I documenti potrebbero contenere di tutto, i sospetti degli investigatori, alcune prove tenute segrete, i metodi investigativi e informazioni su fonti confidenziali – le cui vite “potrebbero essere messe a rischio”, incalza Vox.

Non sfugge che questa decisione arriva – su un monte di materiale così ampio – a pochi giorni di distanza da un altro importante passaggio sul caso: l’ex direttore della campagna elettorale di Trump, Paul Manafort, ha stretto un accordo con Mueller per collaborare. Venerdì scorso, Manafort è diventato il più importante e alto in grado tra gli ex collaboratori di Trump a pentirsi e collaborare con le indagini – prima di lui hanno patteggiato l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, l’ex consigliere George Papadopulos e l’ex presidente del comitato elettorale Rick Gates – e questo potrebbe segnare un momento di svolta nel Russiagate (Manafort lo fa anche per ragioni personali, perché nell’ambito dell’inchiesta è finito sotto diverse accuse per reati fiscali riferiti ad anni prima, quando faceva il lobbysta).

Manafort ha ricoperto il suo ruolo durante l’estate 2016, in cui secondo gli investigatori i russi avrebbero avuto contatti con il comitato Trump: è lì che il team legale guidato da Mueller cerca eventuali collusioni, e dunque chi meglio dell’ex direttore della campagna elettorale dell’attuale presidente può raccontare come andarono le cose? Manafort ha messo nero su bianco con il dipartimento di Giustizia di essere pronto a rispondere “completamente, onestamente, esaustivamente e direttamente” a qualsiasi domanda gli sia posta dai procuratori, su ogni genere di questione.

Mueller s’è tenuto per sé la gestione di Manafort, senza delegare niente ai suoi collaboratori: la cura usata per arrivare al patteggiamento di una persona che fino a qualche settimana fa continuava a dire di non voler “tradire” Trump, e l’esperienza finora dimostrata, spiegano che per il procuratore speciale Manafort è una figura chiave.

Davanti a questa situazione, la mossa con cui Trump ha scelto di declassificare tanto materiale che riguarda l’inchiesta assume, più che l’onore della trasparenza, un carattere di contraerea. Forse il presidente spera che dal materiale possa emergere qualcosa in grado di screditare Mueller – magari qualcosa che riguarda il modo con cui l’indagine è condotta, da cavalcare per battere sul punto classico della “caccia alle streghe” e della politicizzazione del caso.

Sia Comey che il suo vice Andrew McCabe, così come Peter Strozk e Lisa Page (ex funzionari dell’Fbi che hanno lavorato all’inchiesta sulla Russia, macchiati di comportamenti apertamente anti-Trump), o Bruce Ohr (funzionario della Giustizia che ha avuto contatti con l’autore di un dossieraggio su Trump), sono soggetti di cui verranno resi pubblici i verbali. Tutti, secondo la ricostruzione di Trump seguita dai media conservatori più aggressivi, sarebbero parte del “deep state“, lo stato profondo che sta macchinando contro la sua presidenza.

Notare che nessuno di questi è più coinvolto nell’inchiesta di Muller da oltre un anno, dunque tutto quello che potrebbe uscire è datato, ma può benissimo essere usato per dare in pasto all’opinione pubblica e creare un terreno sfavorevole per Mueller.
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Peter Parker
Inviato il: Lunedì, 24-Set-2018, 18:13
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WASHINGTON - Il viceministro della Giustizia Usa, Rod Rosenstein, è andato alla Casa Bianca, dove si aspetta di essere rimosso dall'incarico. La notizia è stata data da diversi mezzi di informazione statunitensi che hanno smentito la versione inizialmente fornita dal sito Axios, secondo cui il responsabile delle indagini sul Russiagate aveva comunicato verbalmente le sue dimissioni al capo di gabinetto John Kelly.

Il numero due del ministero della Giustizia americano era finito nel mirino di Trump la settimana scorsa, quando il New York Times aveva scritto che aveva proposto di intercettare il presidente. Lui aveva negato la ricostruzione fornita dal quotidiano, mentre il capo della Casa Bianca aveva commentato dicendo che "bisogna sradicare il fetore persistente al dipartimento della Giustizia".
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Mist
Inviato il: Martedì, 25-Set-2018, 20:51
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QUOTE (Peter Parker @ Lunedì, 24-Set-2018, 17:13)
WASHINGTON - Il viceministro della Giustizia Usa, Rod Rosenstein, è andato alla Casa Bianca, dove si aspetta di essere rimosso dall'incarico. La notizia è stata data da diversi mezzi di informazione statunitensi che hanno smentito la versione inizialmente fornita dal sito Axios, secondo cui il responsabile delle indagini sul Russiagate aveva comunicato verbalmente le sue dimissioni al capo di gabinetto John Kelly.

Il numero due del ministero della Giustizia americano era finito nel mirino di Trump la settimana scorsa, quando il New York Times aveva scritto che aveva proposto di intercettare il presidente. Lui aveva negato la ricostruzione fornita dal quotidiano, mentre il capo della Casa Bianca aveva commentato dicendo che "bisogna sradicare il fetore persistente al dipartimento della Giustizia".

Giovedì dovrebbe avere un incontro con Trump, poi si saprà se da le dimissioni o cosa.
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Mist
Inviato il: Giovedì, 27-Set-2018, 16:19
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IL Russiagate ha toccato anche il noto giornalista Jerome Corsi che sarà interrogato in questi giorni da Mueller sui suoi rapporti con Roger Stone (accusato d'aver avuto contatti con i Russi durante la campagna elettorale di Trump).
Per chi non conosce Corsi avviso che è un giornalista specializzato in cospirazioni, ha dato la caccia a Adolph Hitler nella giungla Amazzonica senza mai trovarlo e ha accusato Obama di voler vendere sottobanco l'atomica agli Iraniani, mentre Bill Cliton l'avrebbe venduta alla Corea del Nord.
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Mist
Inviato il: Giovedì, 18-Ott-2018, 22:39
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Da quanto ho capito Mueller dovrebbe dare una parola definitiva sul coinvolgimento di Trump nel Russiagate qualche giorno dopo l'elezioni di midterm.
Cioè qualche giorno dopo quella data dovrebbe dire se Trump ha avuto personalmente contatti con i Russi impegnati a influenzare l'elezioni negli USA.
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robi54bd
Inviato il: Venerdì, 19-Ott-2018, 09:34
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Indagatore dell'Incubo
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QUOTE (Mist @ Giovedì, 18-Ott-2018, 21:39)
Da quanto ho capito Mueller dovrebbe dare una parola definitiva sul coinvolgimento di Trump nel Russiagate qualche giorno dopo l'elezioni di midterm.
Coiè qualche giorno dopo quella data dovrebbe dire se Trump ha avuto personalmente contatti con i Russi impegnati a influenzare l'elezioni negli USA.

Francamente sta inchiesta mi puzza di cavillo giuridico per far cadere un Presidente considerato sbagliato politicamente.
Salvo casi di reati gravissimi e di pericoli per lo stato, quando la Magistratura diventa soggetto politico, la democrazia ne soffre sempre, a prescindere dal colore politico dell'indagato. Imho
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Peter Parker
Inviato il: Giovedì, 01-Nov-2018, 00:20
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La commissione Intelligence del Senato USA sta conducendo una inchiesta su Steve Bannon e sulle sue attività durante le elezioni presidenziali del 2016.
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Peter Parker
Inviato il: Venerdì, 02-Nov-2018, 22:40
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"Abbiamo agito contro un numero rilevante di account e attività su Twitter", fa sapere il portavoce, Ian Plunkett. Lo rende noto in esclusiva l'agenzia americana Reuters. Gli account automatici, i "bot" in questo caso di apparente provenienza democratica, invitavano gli elettori a boicottare il voto del prossimo 6 novembre per il Midterm, il rinnovo del Congresso Usa di metà mandato.

Gli account cancellati sarebbero oltre 10mila e la rimozione ha avuto luogo tra fine settembre e inizio ottobre dopo che il partito democratico aveva segnalato i tweet sospetti alla compagnia di social media.

Una simile azione di "pulizia" da parte di Twitter era già stata avviata nel 2016, durante le elezioni presidenziali, ma in maniera più massiccia: in quella occasione i profili rimossi perché responsabili di diffondere informazioni false furono migliaia.
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