Consigli su Ryoichi Ikegami, ... grazie
rimatt |
|
Barbaro Cimmero
Gruppo: Members
Messaggi: 4737
Utente Nr.: 5271
Iscritto il: 23-Mar-2010
Città: Verona
|
QUOTE (fiocotram @ Martedì, 19-Dic-2023, 15:56) | Mah, secondo me ultimamente anche il genere shonen s'è ripreso alla grande. Attack on Titan, My Hero Academia e soprattutto Chainsaw Man sono titoli che pur non abbandonando la loro natura mostrano un gusto e una maturità di scrittura notevoli e hanno abbandonato la staticità e il volersi rinchiudere nella ricetta che per anni e anni, da Dragonball a One Piece, è stata sostanzialmente la stessa. |
L'attacco dei giganti mi ha stufato dopo una dozzina di numeri, pur essendo ben realizzato; Chainsaw Man è opera di un autore geniale ma è anche molto sgangherato e a un certo punto ho capito che non faceva per me; My Hero Academia è ottimo ma un po' troppo "shonen" per i miei gusti (problema mio, eh: ho un'età). Tra gli shonen recenti che ancora non ho letto si dice molto bene di Promised Neverland, che è lì che aspetta che trovi il tempo di affrontarlo. Per il resto, pochi dubbi che il capolavoro della coppia Buronson/Ikegami sia Sanctuary.
|
|
|
jiro79 |
|
Aquila della Notte
Gruppo: Members
Messaggi: 4054
Utente Nr.: 6003
Iscritto il: 11-Dic-2010
Città: Tottori
|
Promised Neverland non era malvagio, o almeno la prima decina di numeri mi sono piaciuti, però poi è andato in ''vacca'' e ho retto fino al volume 12.......e dopo l'ho bocciato definitivamente Negli ultimi dieci anni ho trovato manga belli, tra cui metto in cima Kingdom, Haikyu e Beastars, però shonen come li intendo io proprio no e, oramai, è un genere che non prendo neppure più in considerazione (potrei accettare, al massimo, le riedizioni di Trigun, Air Gear, Yaiba e Rookies) Spero in recuperi di roba seria come Cyborg 009 (la Jpop aveva detto, circa due anni fa, che l'avrebbe ristampato e invece nisba ), Mpd Psycho, Welcome to the Nhk, Liar game, Shamo, Hanzo, Alita last order, F.motori in pista, l'uomo tigre, Keiji, Manga Bomber o Team medical Dragon, giusto per fare qualche esempio ; ovviamente la roba classica di autori vintage menzionati in un messaggio precedente, anche se, ormai, le big three sono orientate diversamente e bisogna sperare su nuove realtà (Toshokan, Hikari e Musubu) QUOTE | Per il resto, pochi dubbi che il capolavoro della coppia Buronson/Ikegami sia Sanctuary. 21vs.gif |
Direi che approvo senza riserve
|
|
|
fiocotram |
|
Uberlogorrea
Gruppo: Members
Messaggi: 46373
Utente Nr.: 26
Iscritto il: 30-Giu-2004
Città:
|
QUOTE | L'attacco dei giganti mi ha stufato dopo una dozzina di numeri, pur essendo ben realizzato; |
Male, molto male. Specialmente quando la storia di manga e anime entra nei capitoli della saga contro i nemici "al di là del mare raggiunge vette di profondità e analisi delle tensioni sociali che lo rende unico nel suo genere. Anche se i disegni continuano a non essere il top, raggiungono una grande espressività completamente funzionale a quello che viene raccontato... ma il piatto forte rimane comunque la storia, che sebbene in modo fantasy riesce a creare una metafora efficacissima della circolarità dei conflitti tra esseri umani. Guardando il conflitto arabo-israeliano, certi parallelismi sono inquietanti. Specialmente negli ultimi numeri e in quella che nel cartone corrisponde alla Final Season ci sono dei dialoghi bellissimi e pieni di maturità e compassione nei confronti della follia umana, con un certo pessimismo di fondo che non guasta. QUOTE | My Hero Academia è ottimo ma un po' troppo "shonen" per i miei gusti (problema mio, eh: ho un'età). |
Io ho 44 anni, ma ho pianto come un vitello.
Intanto, perché non tratta di argomenti "giovanilistici", ma tratta essenzialmente di crescita e di capacità di affermarsi nella vita nonostante le difficoltà di partenza. Non c'entra molto l'età, perché racconta momenti di passaggio di ragazzi giovani che tutti noi possiamo ricordare.
Anche soltanto fermandosi ai primi capitoli della storia, il punto da cui parte Midorya per diventare un hero è una metafora dolorosissima della disabilità. Quando capisce che All Might vuole aiutarlo a entrare nella scuola e piange commosso (oppure quando è piccolo e capisce di non avere il quirk e la madre non sa cosa dirgli)sono sentimenti che chi nella sua vita ha incontrato persone con disabilità o ha dovuto fare i conti con cose simili in famiglia conosce benissimo.
La saga del festival scolastico, in cui l'autore ci racconta che perdere nonostante si abbiano dei sogni e delle ambizioni, a volte anche motivate da una situazione familiare difficile, è quello che un ragazzino di oggi dovrebbe leggere assolutamente per capire come va la vita e sviluppare anticorpi per non abbattersi.
Come se non bastasse, il numero 26 in cui viene raccontata la storia del villain della saga è qualcosa che farebbe invidia a qualunque scrittore di comics USA, non ho visto livelli simili nella caratterizzazione di un cattivo dai tempi
QUOTE | Chainsaw Man è opera di un autore geniale ma è anche molto sgangherato e a un certo punto ho capito che non faceva per me; |
Malissimo. Io finora ho solo letto i primi dodici numeri ed è una storia che non offre solo momenti completamente fuori dai gangheri, ma anche una profondità di caratterizzazione e una capacità dell'autore di passare da momenti slice of life a scene adrenaliniche che lascia completamente basiti. Non è solo un manga bizzarro, ma un manga sceneggiato e raccontato a livelli altissimi.
Insomma, quando parliamo di questi tre manga parliamo di titoli che, ognuno in modo diverso, hanno segnato una significativa evoluzione del fumetto per ragazzi in giappone.
Nel caso di Attack on Titan e Chainsaw man abbiamo un ritorno di questo genere di storie alla componente rivoluzionaria e "sociale" che avevano negli anni Settanta (vedi il manga sportivo o lo story manga alla Devilman, a cui si richiamano in certi punti).
Nel caso di My Hero Academia abbiamo una storia che è essenzionalmente shonen di combattimenti, ma fatto con capacità e attenzione per la crescita del pubblico che lo segue... senza contare che certe tavole sono anche ben costruite e "artistiche" a modo loro.
|
|
|
rimatt |
|
Barbaro Cimmero
Gruppo: Members
Messaggi: 4737
Utente Nr.: 5271
Iscritto il: 23-Mar-2010
Città: Verona
|
Credo che a un certo punto entri in ballo una questione di mera soggettività: per dirla in altri termini, nessuno dei tre shonen che citi mi "parlava" più di tanto, con la parziale eccezione di My Hero Academia, che sto continuando a comprare (anche se sono indietro con la lettura) perché lo trovo troppo ben realizzato e godibile per abbandonarlo. Ma gli altri due... li leggevo con troppo distacco per trovarli coinvolgenti.
L'attacco dei giganti mi piaceva anche, ma provavo zero empatia per i personaggi, zero coinvolgimento per la loro sorte e l'effetto era che chiudevo l'albo sbadigliando. Brutto? Proprio no, però evidentemente una lettura non per me, e non aveva senso che continuassi. Di Fujimoto mi piace il lato più controllato, tant'è che i due volumi autoconclusivi pubblicati da Star mi sono piaciuti parecchio (Goodbye Eri e Look Back). Però Chainsaw Man è troppo sopra le righe per i miei gusti, pur riconoscendo che la genialità dell'autore emerge anche lì. Not my cup of tea, per dirla all'inglese.
|
|
|
fiocotram |
|
Uberlogorrea
Gruppo: Members
Messaggi: 46373
Utente Nr.: 26
Iscritto il: 30-Giu-2004
Città:
|
Ma certo, è naturale. Io sono il primo a dirti che se una cosa non ti piace e le hai comunque dato una possibilità, passa ad altro, perché è inutile incaponirsi quando magari dietro l'angolo c'è qualcosa che potrebbe esaltarti maggiormente. Io ho fatto il percorso al contrario. Inizialmente comprai il primo numero di Chainsaw Man e pensai "Ok, carino, fa il suo". Poi, incuriosito dal fatto che l'autore pubblicava anche storie autoconclusive e intimiste, presi i racconti brevi e Goodbye Eri, che mi lasciò di stucco. Riconsiderai completamente la mia prima impressione sull'autore. E così mi andai a riprendere Chainsaw Man, approfittando del fatto che questi manga moderni ogni tanto si trovano al Libraccio scontati a due euro. Dal numero 2 in poi compie un'evoluzione pazzesca. Alla fine è uno shonen come gli altri, però è una classificazione molto relativa, perché esce fuori da tutti gli stereotipi di quel tipo di manga che, da Dragonball a One Piece/Naruto, si sono cristallizzati nell'eccellenza dell'intrattenimento ma anche della ripetitività. In Chainsaw Man, nonostante la dose di mazzate e sangue per il lettore giovanile sia rispettata contrattualmente, l'autore, come dice Igort in una sua Lezione di Fumetto, è completamente pazzo e destabilizza ogni possibile aspettativa che si possa avere sui personaggi e la storia. Giorni fa ho letto il finale e non saprei davvero come spiegarlo... riesce a parlare di amore puro, totalizzante e disinteressato... e allo stesso tempo riesce ad essere più disturbante di un rapporto di un medico legale Se si mette Denji (il modo in cui si comporta, vive e le cose a cui aspira) in rapporto agli eroi shonen tipici che lo precedono, da Goku a Monkey D. Rufy, si capisce il lavoro pazzesco di decostruzione che Fujimoto ha fatto nei confronti di questa tipologia di fumetto. Denji è la stessa tipologia-stereotipo dell'eroe ingenuo, puro, sempre affamato e con un approccio semplice ai problemi della vita. Come Goku è il selvaggio bambino civilizzato dalla scoperta dell'amicizia, Denji ripropone quello stereotipo adattandolo al contesto ben poco fantasy di chi cresce in una slum schiavizzato da mafiosi. Le lotte attraverso cui Goku diventa il più forte in assoluto diventano per Denji il cammino che lo porta a diventare un "professionista", ad avere una casa sua e a permettersi più di tre pasti al giorno, trovando qualcosa che gli piace fare e che è utile alla società. Però il contesto in cui si trova a operare non è né quello di One Piece né quello di Dragonball. E' proprio il nostro mondo, anche se reso un po' più kafkiano dall'accentuazione di alcuni elementi tradotti in chiave soprannaturale. E ovviamente compirà il suo arco di maturazione lungo la serie, che però è al tempo stesso quello che ti aspetteresti e una cosa che invece non potresti mai aspettarti. Stesso discorso di decostruzione lo vediamo in Attack on Titan (anzi, Shingeki no Kyojin, il "Gigante che avanza", il modo giusto in cui si dovrebbe tradurre l'originale giapponese). Lì proprio vediamo il ritorno dello shonen manga alle radici di Go Nagai, che erano state abbandonate da Toriyama in avanti. Come Devilman (ma anche Berserk, sebbene sia un seinen), la storia di Attack on Titan diventa una potentissima metafora sociale che sovverte completamente il ruolo dell'EROE della storia e ci riporta realisticamente a un contesto in cui il desiderio di POTERE, la volontà di potenza anche infantile se vogliamo, viene rapportata a come la natura umana, attraverso questo potere, rivela se stessa e le sue contraddizioni. Man mano che va avanti diventa sempre più "fantapolitico", i "buoni" sovvertono ogni idea che abbiamo di loro e i "cattivi" espongono le loro ragioni facendoci dubitare di ogni cosa.
|
|
|
Utenti totali che stanno leggendo la discussione: 1 (1 Visitatori e 0 Utenti Anonimi)
Gli utenti registrati sono 0 :
|