TEX - L'ultima vendetta
Gamanto |
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Sidekick
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"Avresti dovuto liquidare anche quel Mallory, pà!" "Lo feci, Kit! Circa due anni dopo in un altro paese. Ma questa è un'altra storia!"
Così termina la rievocazione da parte di Tex delle sue avventure giovanili, fatta intorno al fuoco acceso di una notte nella prateria. Era dall'inizio degli anni Settanta, quando lessi per la prima volta questo scambio di battute nella ristampa Tre Stelle (l'albo originale "La costa dei barbari" data 1967) che, idealmente seduto attorno a quel fuoco con altri innumerevoli lettori insieme a Tex e ai suoi pard, aspettavo di conoscere quella storia. Bene, se uno ha pazienza e la suerte di restare vivo, può capitargli di riuscire a soddisfare, magari a distanza di quasi mezzo secolo, certe piccole curiosità che la vita gli propone.
Se poi a scrivere quella storia è Boselli, il più talentuoso tra gli eredi di GLB, e a disegnarla è Ticci, il maggiore interprete grafico del ranger assieme a Galep, questo permette alla fine di poter anche dire che quella storia, tutto sommato, valeva il tempo trascorso ad aspettarla.
L'ultima vendetta è una narrazione tesa e compatta che riesce, pur nello spazio ridotto di un albo, a lasciare il segno. Boselli, come già dimostrato ne "Il magnifico fuorilegge", si conferma anche il più fedele allo spirito del personaggio così come lo tratteggiava Bonelli senior: il suo è un Tex giovane assolutamente credibile, spavaldo ed astuto al contempo, con quel pizzico di fatalismo che gli deriva dalla consapevolezza che l'unica sfida sicuramente persa, alla fine, è quella che non viene accettata. Notevole poi lo storytelling, che si arricchisce di un approfondimento psicologico dei due protagonisti e dei rapporti che intercorrono tra loro tutt'altro che banale.
Di Ticci, che dire? A quasi ottant'anni il suo tratto si è fatto forse più stilizzato ed essenziale rispetto ad un tempo, ma non ha perso nulla in fatto di efficacia ed empatia nei confronti del lettore. Un Maestro.
I colori sono più o meno i soliti incontrati tante volte nelle storie di Tex: a me non dispiacciono, ad altri magari non piaceranno, ma quando hai davanti una storia così, in definitiva, i colori, belli o brutti che siano, contano relativamente poco.
Mi sento di concludere con un ringraziamento ai due autori: come lettore di antica data di Tex, considero quest'albo un grande regalo.
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juan velasco |
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Asterix
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Mi associo ai complimenti al grande Ticci... In quanto alla storia devo dire che mi aspettavo di peggio, invece è andata così così... La famosa vendetta in fondo non è nulla di epocale, tuttavia è vero che i numeri celebrativi non sono mai stati nulla di eccezionale, tranne il 200 che è piuttosto buono... Mi è sembrato un Boselli più tradizionale.. Copertina di Villa stupenda...
Il resto è una delusione totale... la chicca è il Kit Killer scritta nella scheda dedicata al personaggio presente nell'album... manco il cognome sanno più qual è...
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bgh |
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Unregistered
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In fondo Tex non doveva chiamarsi in origine proprio Killer?
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Znort |
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Detective dell'Impossibile
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MI è piaciuto ! Storia onesta e soprattutto non troppo logorroica ! Niente di incredibile, ma si legge volentieri. Ticci rimane un grande, soprattutto per composizione, dinamismo e scioltezza del tratto. Perde magari un pò in precisione, ma ancora fa mangiare la polvere a molti altri... Un buon numero del settantennale insomma.
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bgh |
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Unregistered
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Il 700 sarà di Boselli & Civitelli.
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Brandino |
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Asterix
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Non male come storia, anche se il Kit Killer...
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kento |
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Spirito con la Scure
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Un buon numero celebrativo, con ai testi un solido (e non è una novità) Boselli e ai pennelli un Ticci il cui segno è sì scalfito dall'età e da un po' di stanchezza, ma che in termini di dinamismo, composizione della tavola e rappresentazione dei paesaggi dà ancora dei punti al 99% dei disegnatori attuali. La trama si inserisce perfettamente nella continuity tracciata da G.L. Bonelli, così che questa volta neppure i "custodi della Tradizione" potranno avere qualcosa da ridire... Non un capolavoro, certo,ma una storia in cui risaltano, e vengono sottolineati una volta di più, l'amicizia, il senso dell'onore, e ciò che la Giustizia rappresenta per Tex. A me era piaciuto anche il numero del sessantennale, con una storia di Nizzi e Civitelli un po' melensa ma assai gradevole. Ora sotto con il lunghissimo episodio del Maestro e con il 700 in cui tra l'altro
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MAC COY |
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Sidekick
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Penso di non aver letto nulla di più infantile di questa storia in 40 e passa anni di letture texiane. Giusto qualche storia del peggiore periodo Nizziano è al livello di questa Ultima vendetta. Sembra davvero una favoletta scritta per bambini di 5 anni che però devono evidentemente essere già iscritti al primo di università, secondo le supposizioni dell'autore, dato che trovi roba tipo "divenni la nemesi", "la vittoria arrideva al sottoscritto", ma vabbè, alla piega che hanno preso i dialoghi boselliani da qualche anno a questa parte non mi abituerò mai, ne' a questi personaggi finto-cattivi che sembrano fatti tutti con lo stampino, come se il lettore, alla ventesima volta che gliene proponi uno, non capisse già dopo poche battute come andrà a finire la questione. Tex che parla con il cavallo... e ci crede pure che lui intenda per filo e per segno quel che gli dice, tanto che non si limita ad impartire qualche ordine tipo corri! vola! qui! là! su! giù! o lo scava! di bonelliana memoria, ma fa discorsi complessi tipo "adesso, Dinamite, ti mollo una pacca sul groppone, mi lascio cadere di sella, tu fila dritto fino al prossimo semaforo, prendi la seconda a destra fino all'angolo con via Mazzini, poi ti fermi un attimo al bar, compri le sigarette e torni a salvarmi". Diosanto. E' inutile, devo rassegnarmi al fatto che questo personaggio ormai è un morto che cammina, che ha ormai poco, pochissimo da dire, e quel poco bisogna andarlo a cercare da autori che non siano l'attuale curatore. Peace & love.
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juan velasco |
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Asterix
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Mac Coy attento che finisci nel girone dei lettori in malafede Comunque anche a me sta storia ha ricordato il Nizzi inizio crisi creativa... Moscia e piena dei cliché classici boselliani che hai descritto... Forse il problema è più lo sceneggiatore troppo oberato o in fase calante...
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