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> Il topic delle mostre d' arte..., anche segnalazioni di documentari ecc
 
fiocotram
Inviato il: Venerdì, 03-Nov-2017, 13:28
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Uberlogorrea
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Come da titolo mi piacerebbe radunare in un topic tutte le occasioni di approfondimento sull' Arte pittorica, su artisti rappresentativi o le installazioni multimediali. Valgono anche le segnalazioni di speciali tv o documentari su vari supporti. Inauguro io con la bella mostra zona Turati: Kuniyoshi Utagawa, fondatore della scuola omonima specializzata nell'Ukiyo-e, la stampa artistica su carta giapponese che annovera tra i grandi anche Utamaro, Hiroshige e Hokusai (la cui mostra condivisa abbiamo visto un annetto fa).
La mostra è stata "ottima e abbondante", la collezione da cui provenivano le varie opere era molto più grande di quella dei tre citati in precedenza... era divisa in sei sale che percorrevano i diversi periodi.

Al di là dei colori fantastici e dei dettagli meticolosi delle prime sale, dedicate alle cortigiane delle sale da tè, in cui è ben presente l'influsso degli incisori occidentali in ombreggiature e texture varie (una delle tante prove dell'anello di congiunzione tra la pittura europea e quella giapponese, che si studiavano reciprocamente), ci sono le sale dedicate agli eroi che sono davvero impressionanti per colori, dettagli e forza che trasmettono le pose. E' emblematica la famosa immagine di Miyamoto Musashi che cavalca un'enorme balena tentando di trapassarla con la spada... la perfetta raffigurazione dell'eroe nipponico, piccolissimo ma determinato, che tiene saldo il coraggio in balia di ambivalenti forze naturali (la balena, il terrore ma anche la vita che proviene dall'acqua per la cosmogonia giapponese).
A proposito del modo in cui raffigurava l'acqua, ci sono almeno TRE modi diversi in ogni quadro in cui sono presenti maree e acque... ai tempi della scuola di fumetto un ragazzo chiedeva come si dovrebbe raffigurare l'acqua, sicuramente uno come Kuniyoshi verrebbe in aiuto.



La raffigurazione della visione dello Scheletro al palazzo dei Soma viene dal periodo in cui cominciava a studiare i manuali di anatomia occidentali.

Ci sono cose che sembrano praticamente l'anticipazione degli stilemi grafici del manga.

C'è un'immagine stupenda che non trovo di un samurai con il kimono coi disegni di teschi (si era ritirato e dedicato all'attività di impresario funebre, per cui portava sempre nel vestiario temi legati alla morte, una specie di dark ante litteram) che erano tutti composti da gatti.


Ottima e abbondante anche la sezione dedicata alle satire varie sugli attori, il Daruma giocattolo che si animava in momenti assurdi e lisergici... insomma, fantastico.
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MinCulPop
Inviato il: Venerdì, 03-Nov-2017, 13:40
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Signore di Latveria
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mostra della nasa a milano, carina
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pippone
Inviato il: Venerdì, 03-Nov-2017, 13:42
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Bravo fioco
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fiocotram
Inviato il: Venerdì, 09-Ago-2019, 18:04
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Uberlogorrea
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Mostra dei Pre-raffaeliti a Palazzo Reale.https://www.youtube.com/results?search_query=mostra+preraffaelliti+palazzo+reale+milano
(Qui trovate una ricca selezione di video).
Unico avviso, se volete ascoltarvi l'audioguida meglio prendere gli auricolari da casa, all'ingresso distribuiscono la guida ma senza auricolari, è possibile sentire anche senza ma perché disturbare e diffondere rumore?
________________

Questa libera associazione di pittori dell'epoca vittoriana è riuscita a mescolare con successo le suggestioni dell'epoca moderna (il progresso, il culto dei viaggi, le rivendicazioni delle classi popolari) accoppiandole all'influsso dell'arte classica, la mitologia, il simbolismo.

All'inizio della sala ci si imbatte negli schizzi di Millais, che era stato studente precoce in Accademia (a 12 anni) per poi decidere di abbandonare i modelli classici che studiava e buttarsi a capofitto in questa nuova corrente. Ci sono anche gli schizzi preparatori del Cristo nella Casa dei Genitori (anche se manca l'opera finita) che mostrano molto bene tutto il lavoro preparatorio che Millais fece per evidenziare il realismo dei particolari della bottega ebanista. Ci sono le cancellature fatte per giungere alla bozza migliore del tavolo del falegname, la cura messa per disegnare perfino i trucioli. Il quadro fu oggetto di polemiche proprio per aver proposto un tema "alto" e "spirituale" come la vita di Gesù a una scena che descrive i lavori umili, i lavori "manuali" e questo la dice lunga su come i pregiudizi aristocratici dominassero perfino il gusto dell'arte.

Non si cita Millais senza imbattersi nella celebre Ofelia, immagine talmente iconica da essere citata dappertutto e perfino rievocata dalle inquadrature di famosi registi.
Come succede per ogni mostra, la cosa pazzesca è vedere il livello di dettaglio del quadro, che quando ti capita di vederla in immagini dalla rete o dai libri, o perfino nelle citazioni visive, non riesce mai ad arrivarti perché l'unica cosa condivisa dalla cultura pop è la struttura D'INSIEME del quadro e non il fatto che sia composto da livelli diversi. Diciamo subito che la cornice è quella di un'immagine che doveva essere inserita sul "tetto" di un baldacchino, per cui nella parte superiore è un po' arcuata. Nel paesaggio che circonda il fiumiciattolo attraverso cui scorre il cadavere della ragazza ci sono diversi livelli di profondità, si possono distinguere a uno a uno gli animali che sbucano nella composizione e gli elementi di vegetazione. Viene quasi voglia di scostare il fogliame, quasi come se fossimo stati NOI a ritrovare il corpo di Ofelia, imbattendoci per caso nella scena come impotenti spettatori...
Una cosa molto importante per i preraffaeliti è spesso il legame esistente tra le opere dipinte e i brani o le poesie che le ispiravano, per cui teoricamente si potrebbe ripercorrere il brano shakespeariano e gli elementi di vegetazione presenti nella scena ripercorrendoli con l'illustrazione del quadro.
Per darvi l'idea di quanto sia bella, realistica ma allo stesso tempo OPPRIMENTE la vegetazione del quadro vista da vicino vi posso dire che all'epoca fu recensito in maniera dispregiativa dicendo che Millais aveva gettato la bella Ofelia fra le erbacce.
Ma in tema di accuratezza nessuno può battere John Brett. Se vi soffermate davanti al dipinto Veduta di Firenze da Bellosguardo vi sembrerà di essere affacciati da una panoramica. Non parlo solo della minuziosità dei singoli particolari ma anche della sensazione che ti restituisce il fotorealismo impressionante dei monti sullo sfondo.
Ma anche le vedute di Gerusalemme di Seddon, che si accampò quasi 120 giorni per realizzare il quadro, fanno pensare che "oggi basterebbe un click della macchina fotografica" è una frase che davvero deuncia una superficialità nel nostro modo di vedere le cose o di godere di un particolare che fa paura. Perché non è tanto il fatto di guardare e riportare un dettaglio con fedeltà, quanto semmai la capacità di entrarci dentro. Non sono solo le immagini di ulivi e fiordalisi, quanto anche lo studio della luce e la possibilità di godere perfino dei particolari effetti della rifrazione delle loro ombre, che crea giochi cromatici studiati riprodotti e quindi restituiti alla visione di chi sta davanti al quadro.
Una parte consistente della mostra è dedicata alle immagini femminili, la cui lavorazione coinvolse modelle spesso di estrazione umilissima o comunque della working class, che furono trasformate in simboli della bellezza eterna nell'arte. Per esempio lo sguardo lontano e altezzoso della Monna Vanna è quello di una sarta che Rossetti notò a passeggiare nelle vicinanze e alla quale propose seduta stante di divenire modella, pagandole addirittura uno stipendio settimanale. La figura ritrae la non meno inaccessibile e distante bellezza di una delle tante donne evocate nella poesia di Dante Alighieri, la Monna Vanna appunto della Vita Nuova. Quando Brown dipinse la celebre figura di Gesù che lava i piedi a Pietro, la straordinaria verosimiglianza e vigore del gesto delle mani strette nello straccio che asciuga i piedi del discepolo, i volti che attorniano i due e che appartengono a colleghi e amici del pittore e tutta la somma globale delle suggestioni realistiche e popolari di cui è infarcito il quadro, ci danno proprio quella sensazione di quotidiano, di bottega artigiana, di scena rubata all'affaccendarsi di vicende umane piuttosto che a un momento di chissà quale eterea sacralità. E' un'umanità che finisce per commuovere, per motivi misteriosi ma forse relativi al senso di condivisione che comunica. I critici hanno parlato dell'influenza dello spirito socialista e umanista in questi quadri, ma è soprattutto una sensibilità per l'umano, il concreto che avvince e avvicina. Pensate all'impatto di queste cose in un mondo che usava la religione per ALLONTANARE, per misurare l'aristocrazia, per vagheggiare l'etereo e l'incorporeo.
Parlando però di realismo, non può non stupirci la tecnica straordinaria e il sapiente mescolamento di luci e colori che caratterizza "Sant'Agnese in prigione che riceve la veste candida dal paradisiso", con la fisicità di quell'Angelo sospeso a mezz'aria che illumina la scena di prodigioso. Oppure La Dama di Shalott, di Waterhouse, in cui la grandezza del quadro ti fa sentire come se la barca fosse a pochi passi da te, indeciso se seguirla o no in un viaggio verso Camelot. Anche qui come in Ofelia i colori e il senso di consistenza evocato dal sovrapporsi della vegetazione giocano benissimo per comunicarci il contrasto tra la bellezza e l'aria tenebrosa e mortifera del paesaggio.





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Tom Slick
Inviato il: Venerdì, 09-Ago-2019, 20:44
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Surfista d'Argento
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QUOTE (pippone @ Venerdì, 03-Nov-2017, 13:42)
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Bravo fioco
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Quoto.
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Tornando a bomba, segnalo la mostra dedicata ad uno dei cartellonisti dell'epoca d'oro, e che guardacaso è anche molto probabilmente il mio preferito: Leopoldo Metlicovitz.

La mostra si è svolta in primis a Trieste, sua città natale, e da metà Maggio è a Treviso, sede invece della Collezione Salce, una delle più grandi (se non la più grande) collezione tra quelle inerenti alla cartellonistica.

Appena passa 'sta canicola ci vado sicuro, mentre nel frattempo il bel libro dedicato alla mostra me lo sono già accaparrato sin dal primo giorno della sua uscita.
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fiocotram
Inviato il: Sabato, 17-Ago-2019, 22:57
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Uberlogorrea
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Mostra di Liu Bolin al MUDEC.

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Mostra fotografica curata direttamente dall'autore.
Fotografia mista a pittura.
Il concetto che sorregge le opere esposte è quello della fusione (letterale) tra il suo corpo e l'ambiente, nel body and dress painting dell'artista stesso che si immerge nella porzione di spazio inquadrato, con l'utilizzo di una regia spietata, un deprimente cyberpunk di rovine oppure l'esatto opposto, corpi e tensioni protese verso la speranza. Si può passeggiare liberi tra i vari pannelli con sopra le opere esposte e leggere i temi che le uniscono. Completano il tutto installazioni video con interviste all'autore e making of di alcuni dei lavori. Liu Bolin sfrutta le linee prospettiche delle foto dei luoghi e poi dipinge corpi o vestiti seguendo gli stessi colori e le stesse linee che vanno verso i punti di fuga dell'immagine, creando appunto l'illusione di un vero e proprio "invisible man" translucido, anche se sarebbe meglio parlare di un camaleontico fantasma che assorbe in sè tutte le emozioni di quel che viene rappresentato. La cosa è facilitata dal fatto di indossare nelle performance e nel vedersi dipingere addosso dagli assistenti un'uniforme da operaio comunista, che non vuole essere un richiamo politico quanto una ricercata volontà di spersonalizzazione del vestiario, tesa a rendere il corpo dell'artista simulacro perfetto del punto di vista di ogni uomo. L'impressione che viene è quella di avere un qualcuno che al tempo stesso è parte dell'insieme ed elemento di disturbo nella trasmissione cognitiva di esso. Un disturbo che ci scioglie dal senso di familiarità omologante di un tradizionale paesaggio da cartolina spingendoci a drammatizzarlo e viverlo.
Passando di volta in volta a osservare il paesaggio, poi l'uomo o gli uomini dentro il paesaggio e poi la visione d'insieme della fusione che li comprende si percepisce il legame tra il sè e dei posti che di volta in volta incarnano la distruzione del centro di gravità permanente, la speranza verso terre da sogno, l'ammirazione verso l'architettura antica seguendo la storia personale di Liu Bolin (e qui potremmo anche vedere un'ispirazione polemica dalla civiltà fintamente autobiografica del "selfie", della condivisione forzata di foto che cerca l'omologazione e non il racconto di sè). Questa necessità autobiografica si coglie fin dall'inizio del percorso tra le opere, quando Bolin usa la sua tecnica per narrarci un particolare reportage fotografico dello smantellamento del Suojia Village in cui risiedeva lui stesso. E poi, in chiusura, nella fusione dell'artista tra gli scenari turistici visitati (specie una ricca sezione di architettura italica) e gli oggetti che più trova interessanti. Mi ha molto impressionato il groviglio di sguardi e abbracci realizzato coi migranti sbarcati a Catania o il richiamo iconografico alle morti del Mediterraneo dei corpi abbandonati sotto l'orizzonte di un mare tumultuoso, in un quadro in cui però si coglie secondo me anche un'incrollabile voglia di vita. Un modo molto originale di raccontare il secolo delle nuove migrazioni, in cui è presente una vivida raffigurazione dell'incrollabile tensione dell'uomo verso il sogno di un futuro.

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Fedemone
Inviato il: Martedì, 03-Set-2019, 14:35
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Detective dell'Impossibile
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QUOTE (Tom Slick @ Venerdì, 09-Ago-2019, 19:44)
Tornando a bomba, segnalo la mostra dedicata ad uno dei cartellonisti dell'epoca d'oro, e che guardacaso è anche molto probabilmente il mio preferito: Leopoldo Metlicovitz.

La mostra si è svolta in primis a Trieste, sua città natale, e da metà Maggio è a Treviso, sede invece della Collezione Salce, una delle più grandi (se non la più grande) collezione tra quelle inerenti alla cartellonistica.

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Non penso di andarci, ma direi che è veramente interessante (ho citato la cartellonistica nel topic sull'illustrazione)
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